mercoledì 14 marzo 2012

Eraclito


Transito complesso da un’ontologia “monistica” e irenica, dove si attende l’instaurazione del “Regno di Dio” in terra, la “pace perpetua”, ad una intimamente dialettica, “eraclitea”, che riguarda “cielo e terra”. Non solo la terra ma anche il “cielo”, in tutte le accezioni, è intimamente dinamico, irrisolto. Dio diviene. 

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Il disprezzo di Eraclito per Pitagora: la consapevolezza che anche la “struttura del mondo”, il Logos, è mutevole come il fuoco, contro l’illusione che essa sia “armonia”, matematica. Ovviamente, vinse Pitagora, grazie a Platone. 

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In Eraclito, faro degli anni avvenire, trova giustificazione il mio “esistenzialismo” sorgivo quanto la mia repulsione per la matematica. Se fossi passato davanti all’Accademia platonica avrei volentieri declinato l’invito a farmi “geometra”. La filosofia platonica (e quella cristiana) si fondano sulla visione di un “cosmo”, bello e buono. Tutto è fatto derivare da questa certezza. Ma se l’ordine del mondo è ben più complesso, tutto deve essere rivisto. 

[Quando spiego ai miei alunni Eraclito, con un piccolo colpo di teatro, che ha sempre il suo effetto, faccio vedere loro la mia patente di guida… Grande è lo stupore nel cercare di riconoscere in quel diciottenne pieno di capelli il professore stempiato e semicalvo che hanno di fronte. «Tutto scorre…». Talvolta mi chiedo anch’io che cos’abbia a che fare quell’adolescente inquieto con ciò che sono oggi… La risposta è, quasi sempre, l’inquietudine. La stessa di allora, solo più scaltra, più capace di riconoscere il suo limite. È la stessa saggezza maturata nel giocare a pallone. Non sono diventato migliore. Solo più consapevole dei miei limiti. E questa può essere una forza.] 

Giovanni Reale insiste molto, nella sua interpretazione di Platone, sull’identità del Bene con l’Uno. Dunque, anche il bene per la città è «ciò che la leghi e la faccia una; il male è ciò che la divide». Una politica “eraclitea” (Toni Negri oggi, Marx, Machiavelli) pone al centro dello Stato come del cosmo, il conflitto. La salute di un organismo politico è un equilibrio dinamico. Combattere sempre le “unioni mistiche", gli unanimismi. Questa consapevolezza mi conferisce un nuovo rasoio per de-cidere cosa serve ad elaborare una visione eraclitea della realtà. 

«Eraclito chiude il ciclo della modernità che, alla luce di Dioniso e della tragedia, s’avanza per un estremo canto e un ultimo confronto. Il suo cammino approda alla tappa oscura e folgorante delle nostre giornate. Come un insetto effimero e appagato, il suo dito chiude le nostre labbra, il suo indice la cui unghia è strappata» (René Char, 1948)

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