sabato 11 febbraio 2017

a Luca per i nostri 50 anni


«Munus», dono. Da cui «communio». Io e Luca siamo stati, siamo in “comunione”.
L’amicizia è dono degli dèi distribuito con una insondabile dose di casualità.
Non pensavo di scrivere queste righe, ma poi ho riflettuto sul fatto che la nostra è oramai «amicizia di terra lontana», avendo egli (ancora una volta per caso) deciso un giorno di provare a insegnare lì (a Potenza), trovandovi poi moglie, figli in abbondanza e nuovo radicamento.
Quando mettemmo in piedi «la rosa necessaria» alcuni amici chiamavano me “la rosa” e Luca “necessaria”. Eravamo un σύνολον.
Ci conoscemmo alle scuole elementari: Collegio “La Salle” (quando era nell’attuale sede del Conservatorio). Abbiamo ascoltato insieme le Messe obbligatorie e ricevuto le medaglie dorate a fine anno. Gli invidiavo la bella voce che gli consentiva di salire sul palco del De Simone per i canti. In terza decise di lasciare il La Salle.
Ci reincontrammo in una gita di terza media della Pascoli. Ricordo che ebbe una crisi d’asma che mi spaventò molto. Decidemmo di iniziare a frequentarci in un'età spaventosa in cui affannosamente cerchiamo noi stessi percorsi tra tremiti e pulsioni che non riusciamo a spiegare.
Iniziammo a frequentare l’Associazione cattolica di S. Anna. Fummo insieme nella sezione B del “Giannone”: lui sempre ligio al dovere, premiato meritatamente con il 60 alla maturità, io selettivo nella scelta di cosa studiare.
Abbiamo trascorso insieme buona parte dei pomeriggi della nostra adolescenza parlando di ragazze e calcio, giocando a Subbuteo e con la pista delle macchine, a pallone a via dei Mulini (quando il pomeriggio non passavano macchine: un’era fa).
Luca ha vissuto in casa nostra come un fratello aggiunto.
Scoprimmo insieme il tesoro che ci avrebbe reso quello che siamo, ciascuno con le proprie ossessioni: io Hesse e lui Pavese...
Quando mi fidanzai con mia moglie andai a chiedergli il “permesso”. Lui era a mare. Mi sembrava doveroso. Ogni passaggio importante della mia vita ho sentito di doverlo condividere con lui.
Purtroppo non abbiamo potuto frequentare l’Università insieme. Mi duole ancora, come la sua distanza di ora.
La notte che mia madre morì, a Roma, Luca la trascorse, a mia insaputa, nel “Gemelli”.
«la rosa necessaria» fu un modo per vivere in comune la nostra passione per la poesia.
Iniziammo a lavorare insieme in un improbabile Istituto privato.
È stato il mio testimone di nozze, ovviamente. E io sarei stato il suo, qualche anno dopo. E poi sarei stato il “padrino” del suo primo cucciolo.
Luca ha scritto l’Introduzione al mio primo ed unico libro di poesie. Non c’è nessuno che mi conosca bene quanto lui. Forse solo mia moglie, ma con lenti meno benevole.
Ci sentiamo poco. Nessuno dei due ama parlare a telefono.
Ci vediamo un paio di volte all’anno.
Oggi Luca compie 50 anni. Una soglia. Io ci arriverò fra pochi mesi.
La cifra della mia esistenza è il ringraziamento. Dunque, ringrazio Dio o il Caso di avermi dato questo dono di amicizia che, con sofferenza, vivo “a distanza”. Nel mio lento processo di maturazione («Ripeness is all» era verso amato da Pavese e da Luca), avrei voluto averlo accanto fisicamente, condividendo con lui scoperte e delusioni.

Munus, communio, σύνολον. De amicitia. Deo gratias.

1 commento:

luca rando ha detto...

Grazie Nicola. Come sempre, da quando ci conosciamo, le tue parole riescono sempre a dirmi, darmi qualcosa che va oltre il significato, che comunicano con quella parte di me che è anima, sentimento, cuore.
Est enim amicitia nihil aliud nisi omnium divinarum humanarumque rerum cum benevolentia et caritate consensio; qua quidem haud scio an excepta sapientia nihil melius homini sit a dis immortalibus datum.