«Munus», dono. Da cui «communio». Io e Luca siamo stati,
siamo in “comunione”.
L’amicizia è dono degli dèi distribuito con una insondabile
dose di casualità.
Non pensavo di scrivere queste righe, ma poi ho riflettuto
sul fatto che la nostra è oramai «amicizia di terra lontana», avendo egli
(ancora una volta per caso) deciso un giorno di provare a insegnare lì (a Potenza),
trovandovi poi moglie, figli in abbondanza e nuovo radicamento.
Quando mettemmo in piedi «la rosa necessaria» alcuni amici
chiamavano me “la rosa” e Luca “necessaria”. Eravamo un σύνολον.
Ci conoscemmo alle scuole elementari: Collegio “La Salle”
(quando era nell’attuale sede del Conservatorio). Abbiamo ascoltato insieme le
Messe obbligatorie e ricevuto le medaglie dorate a fine anno. Gli invidiavo la
bella voce che gli consentiva di salire sul palco del De Simone per i canti. In
terza decise di lasciare il La Salle.
Ci reincontrammo in una gita di terza media della Pascoli.
Ricordo che ebbe una crisi d’asma che mi spaventò molto. Decidemmo di iniziare
a frequentarci in un'età spaventosa in cui affannosamente cerchiamo noi stessi
percorsi tra tremiti e pulsioni che non riusciamo a spiegare.
Iniziammo a frequentare l’Associazione cattolica di S. Anna.
Fummo insieme nella sezione B del “Giannone”: lui sempre ligio al dovere,
premiato meritatamente con il 60 alla maturità, io selettivo nella scelta di
cosa studiare.
Abbiamo trascorso insieme buona parte dei pomeriggi della
nostra adolescenza parlando di ragazze e calcio, giocando a Subbuteo e con la
pista delle macchine, a pallone a via dei Mulini (quando il pomeriggio non
passavano macchine: un’era fa).
Luca ha vissuto in casa nostra come un fratello aggiunto.
Scoprimmo insieme il tesoro che ci avrebbe reso quello che
siamo, ciascuno con le proprie ossessioni: io Hesse e lui Pavese...
Quando mi fidanzai con mia moglie andai a chiedergli il “permesso”.
Lui era a mare. Mi sembrava doveroso. Ogni passaggio importante della mia vita
ho sentito di doverlo condividere con lui.
Purtroppo non abbiamo potuto frequentare l’Università
insieme. Mi duole ancora, come la sua distanza di ora.
La notte che mia madre morì, a Roma, Luca la trascorse, a
mia insaputa, nel “Gemelli”.
«la rosa necessaria» fu un modo per vivere in comune la
nostra passione per la poesia.
Iniziammo a lavorare insieme in un improbabile Istituto
privato.
È stato il mio testimone di nozze, ovviamente. E io sarei
stato il suo, qualche anno dopo. E poi sarei stato il “padrino” del suo primo
cucciolo.
Luca ha scritto l’Introduzione al mio primo ed unico libro
di poesie. Non c’è nessuno che mi conosca bene quanto lui. Forse solo mia moglie,
ma con lenti meno benevole.
Ci sentiamo poco. Nessuno dei due ama parlare a telefono.
Ci vediamo un paio di volte all’anno.
Oggi Luca compie 50 anni. Una soglia. Io ci arriverò fra
pochi mesi.
La cifra della mia esistenza è il ringraziamento. Dunque,
ringrazio Dio o il Caso di avermi dato questo dono di amicizia che, con
sofferenza, vivo “a distanza”. Nel mio lento processo di maturazione («Ripeness
is all» era verso amato da Pavese e da Luca), avrei voluto averlo accanto
fisicamente, condividendo con lui scoperte e delusioni.
Munus, communio, σύνολον. De amicitia. Deo gratias.
1 commento:
Grazie Nicola. Come sempre, da quando ci conosciamo, le tue parole riescono sempre a dirmi, darmi qualcosa che va oltre il significato, che comunicano con quella parte di me che è anima, sentimento, cuore.
Est enim amicitia nihil aliud nisi omnium divinarum humanarumque rerum cum benevolentia et caritate consensio; qua quidem haud scio an excepta sapientia nihil melius homini sit a dis immortalibus datum.
Posta un commento