domenica 15 gennaio 2017

la saggezza del corpo


«C'è più assennatezza nel tuo corpo che nella tua più assennata saggezza». Così scrive Nietzsche nello Zarathustra, proseguendo quella riabilitazione del corpo nel pensiero occidentale avviata dal suo “maestro” Arthur Schopenhauer, dopo secoli in cui la «res cogitans» era stata ritenuta guida autonoma e “absoluta”.
La vecchiaia (sto vivendo il mio cinquantesimo anno di vita pur continuando a percepirmi nei sogni e in certi momenti onirici, di stanchezza, della vita quotidiana come un adolescente) conferisce al tema una sua verità incarnata. Sono già diversi anni che mi confronto con dolori, malattie, problemi. Ho iniziato con l’ipertiroidismo esploso alla morte di madre (nel 1990), ho proseguito con l’‘ipertensione, il diabete alimentare, le emorroidi... Tutte patologie emerse in concomitanza con svolte della mia vita, come la nascita di Caterina. Insomma, il corpo è stato sempre la mia “verità” più profonda. Eppure ogni problema l’ho affrontato sempre con la certezza di un superamento. La “salute” era solo questione di buona volontà, di impegno, di costanza. Ho favoleggiato, fino a due anni fa, di un “corpo guerriero” da costruire tra palestra, corsa e pallone, dopo aver trascurato l’obiettivo nella mia giovinezza o nella maturità. L’assennatezza del mio corpo (in una direzione esattamente opposta da quella che avrebbe auspicato il “pazzo” di Röcken) mi dice, invece, che è iniziato il tempo della irrevocabilità dei mali, piccoli e grandi: in tendine di Achille non guarirà, l’infiammazione del sovraspinoso tornerà ciclicamente, l’apparato digerente è guasto... 
Insomma, il mio corpo mi sta educando al limite: non posso giocare o correre come prima, non posso mangiare o bere come prima, non posso stare ore e ore seduto a leggere o scrivere come prima. Ogni volta che varco questo limite sto male, con impacchi di ghiaccio, Maalox o rimedi omeopatici, tecar, ultrasuoni, lunghi digiuni.
E allora: grazie, corpo, per la tua saggezza, per la tua scienza esatta del limite. Troppo a lungo ho abusato di te. Attraversiamo insieme questo tratto di strada che ci aspetta, lungo o breve che sia. Ti prometto il rispetto che la mia incoscienza giovanile non ha mai avuto. Che anche questa stagione abbia le sue gioie più sottili.


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