L’onorevole
Zarro che, pur estromesso dal Consiglio comunale dal voto di giugno, continua
(giustamente e in maniera competente) ad intervenire sulle vicende cittadine e
sannite, dedica una lunga riflessione al Movimento 5 Stelle partendo dal voto
odierno sulle Province.
Scrive:
«Nel pensiero spot dei consiglieri del M5S non c'è richiamo, ad una
riflessione sulla Provincia, sulla sua natura, sulle sue funzioni, sul suo
perché! E neanche sulla legge che disciplina il passaggio di martedì.
Né alle conseguenze del Referendum del 4 dicembre scorso. Questi
elementi, fondativi, della politica non interessano al M5S! Agli
esponenti di quel movimento è sufficiente intercettare gli "umori
populistici" del nostro popolo e battere la "gran cassa" su
quelli. Il M5S, invero, si pone sullo scacchiere politico italiano, in
conseguenza sannita, come un partito senza radici e senza riferimenti politici
culturali forti. In linea con i fondamentali della nostra Repubblica».
1. Il M5S chiede abolizione delle Province
dalla sua nascita e ha presentato disegno di legge in tal senso nel 2013. La
sciagurata scelta di inserire la questione nella riforma Boschi-Renzi ha
vanificato, per ora, il tentativo.
2. Sicuramente il M5S non ha “radici” nel
senso tradizionale, cioè non è filiazione di alcun soggetto politico presente
in Italia. Per citare Char: la nostra eredità non è preceduta da alcun
testamento. Il che non vuol dire che non siamo “eredi”: lo siamo, ad esempio,
proprio di quella Costituzione che l’onorevole si è speso tanto per stravolgere
nei mesi scorsi e che, invece, ha visto il M5S in campo proprio come partito “della
Costituzione”.
3. Ci riempie la bocca di nobili parole.
Per chi, come noi, ha la ventura di guardare finalmente dall’interno le
dinamiche della politica, invece, è davvero un triste spettacolo. Come ha
scritto Grillo qualche giorno fa: «[Le Province] rappresentano un “poltronificio”
utile a piazzare politici, parenti e amici ammanicati, nonché a provvedere alle
loro nomine in aziende partecipate ed altre controllate». Questa è la triste
verità. Aggravata, per di più, dal furto di democrazia dovuto alla “Del Rio”
che impedisce addirittura la possibilità di scegliere i propri consiglieri
provinciali. Scriveva Danilo Toninelli nel presentare il suo Disegno di legge (Modifiche agli articoli 114, 117, 118,119, 120, 132 e 133 della Costituzione, in materia di abolizione delle province):
«L’abolizione
delle province fu decisa dalla Commissione dei 75, ma respinta dall’Assemblea
costituente. Non sono state abolite e il loro numero è cresciuto a un ritmo
vertiginoso: erano 92 nel 1960 e sono passate a 110 nel 2005, con un
grandissimo incremento di nuovi enti nel 1992 e uno più ridotto nel 2003-2005.
Nessuno dei Paesi simili al nostro è articolato per province: in Francia, i
dipartimenti hanno una dimensione analoga alle province ma si collocano fra i
comuni e lo Stato; in Germania, le uniche realtà sotto lo Stato federale sono i
Landër e i comuni; in Gran Bretagna, le contee hanno carattere
tecnico-amministrativo e non politico. Analogamente negli Stati Uniti
d’America, dove le stesse hanno competenze giudiziarie o di polizia».
4. Zarro ci accusa di «viltà
istituzionale»! Ci si consenta una tantum anche a noi uno dei punti esclamativi
di cui abbondano le note dell’onorevole. Ci pare davvero grossa. Ci si può
definire in molti modi, ma vili, onorevole, suvvia... Non ci siamo mai
sottratti a nessuno scontro. Le diamo e le prendiamo consapevoli che la
politica è retta da Πόλεμος. Restiamo fuori
dalla indecorosa (sì, lo ripetiamo: indecorosa) spartizione di poltrone.
Controllare la Provincia significa poter piazzare propri uomini e donne in
posti strategici. La vicenda di Alfredo Cataudo e in genere del’ASEA (per
citare il caso più clamoroso) è illuminante (come quelle di Arcos). La conosce
Zarro? Altro che “nepotismo”... Purtroppo l’onorevole Zarro cerca di ammantare
di nobili idealità (in cui sicuramente crede) bieche lotte per un potere che si
esercita su vite umane e risorse economiche. E d’altronde i giochetti sul voto
che hanno movimentato le segreterie di partito nell’ultimo mese stanno lì a
dimostrarlo. Il nostro è sano populismo che nasce dalla nausea per queste
pratiche. In fondo rimaniamo dei moralisti.
5. Ci pare che quando Zarro afferma
temerariamente che non abbiamo fatto i conti con la Costituzione parli in lui
il trauma e lo stupore del 4 dicembre. Lui, che ha “tradito” la “più bella del
mondo” per quella damina imbellettata messa in piedi da riformatori d’accatto,
ha dovuto subire, dopo essersi speso tutto, anche l’onta di una catastrofica sconfitta.
È il rimosso, dunque, che torna, spostando su altri il proprio problema. Dico
all’onorevole Zarro che il M5S è l’unico soggetto politico che prende sul serio
le parole chiave della Costituzione italiana, pur senza sacralizzarla. Ne
difenderemo sempre l’essenza (che non sono le Province...).
6. Il peggio, però, viene alla fine della
nota, quando Zarro con incomprensibile volo pindarico (se non cavalcare l’onda
mediatica, la canea messa in piedi da interessati manipolatori) parla dell’accordo
poi saltato tra M5S e ALDE. Chiunque abbia approfondito la cosa, anche nel
2014, quando analogo schiamazzo nacque dall’accordo con l’UKIP, sa che è una
scelta pressoché obbligata dal funzionamento del Parlamento europeo, non una
scelta politica. Tant’è che si è tentato un primo abboccamento con i Verdi.
Quando, a breve, i tempi saranno maturi, sarà possibile avere un gruppo europeo
omogeneo sui punti chiave ne riparleremo. Non ci vorrà molto.
7. Zarro, come tanti altri in queste
settimane, cerca di autopersuadersi che «il M5S, mutato il vento di "questo
populismo", si avvia ad imboccare, mestamente, la strada che fu dell’Uomo
qualunque». Che è polemica stantia. Il M5S sta (ma credo che Zarro non
lo sappia) redigendo con voto partecipato le linee-guida del Programma che
tutto mi sembra fuorché qualunquista: per governare il paese. . D'altronde se ne parlava ai primordi del M5S nel 2007.
Chiudo. Sono
orgoglioso di essere parte del Movimento. Malgrado i suoi errori che sono inevitabili
quando si battono strade nuove, luoghi inesplorati della politica. Mi aspetto grandi cose da quest'anno. E, per chiudere con una dotta citazione, come fa l'onorevole, citando un mio antico maestro che modifica l'originale: composita solvantur.
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