Quando ho deciso di raccogliere parte dei miei scritti in un libro, per la copertina non ho avuto dubbi: malgrado l’appassionata frequentazione della pittura occidentale, da Masaccio a Bacon, malgrado l’amicizia con artisti di chiara fama, ho voluto che ci fosse un disegno che evocasse una delle mie grandi passioni: il fumetto. Per questo ho scritto a Christian Mirra, autore di uno dei graphic novel più importanti degli ultimi anni, sia per quello che racconta sia per come lo racconta. E Christan, sulla base di poche mie indicazioni (un omino che si muove tra città e campagna) ha tirato fuori una cosa tutta sua, con la bella invenzione dei libri che prendono il volo…
Ci tenevo, però, oltre a ringraziare ancora Christian, a sottolineare che la scelta – oltre al dovuto omaggio al fumetto, con il quale ho elaborato da giovane le mie categorie morali e parte della mia estetica – ha valenza teorica e pratica nello stesso tempo. La bicicletta, infatti, per me non è uno svago ma il simbolo di una tecnologia “buona e intelligente”, che amplifica le facoltà umane senza corromperle. E non inquina, fa bene alla salute, facilita le relazioni… e…
Nella primavera del 2011 tenni degli incontri seminariali, ospitati dal L@p – Asilo 31, dedicati alla lettura di un breve testo di Ivan Illich, tradotto in italiano con Elogio della bicicletta. Illich è uno dei maestri “eretici” di cui parlo nel libro… A gennaio dovrei iniziare un altro breve seminario a lui dedicato. Quest’anno ricorre il decennale della scomparsa. Nel libriccino la tesi di fondo è che una società è tanto più iniqua quanti più quanta di energia consuma. Fu illuminante per me: cambiare tecnologie e andare verso il futuro, ad esempio, con la bicicletta (sì, ho scritto proprio andare verso il futuro…) non incide solo sulla qualità della vita (aria, salute del corpo, relazioni, vivibilità cittadina) ma anche sulla giustizia sociale.
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