domenica 19 novembre 2017
grazie, Nat!
Il dono magnifico che ho ricevuto per una bella serata...
https://natangeloemme.wordpress.com/2017/11/14/un-evento-straordinario/
http://www.gazzettabenevento.it/Sito2009/dettagliocomunicato2.php?Id=107535
giovedì 16 novembre 2017
La rivoluzione gentile 15 (Seminatori di vento...)
Immagino sia fisiologico, quando si fa politica e si utilizzano normalmente gli strumenti di rete, dover fronteggiare critici, incontentabili, hater... Non potevo sfuggire alla regola.
La maggior parte di loro finisco per ignorarli. Sono talmente insulse le cose che scrivono che non vale la pena ribattere.
Negli ultimi giorni due di essi, molto diversi tra loro, spesso in feroce lotta, hanno trovato una “convergenza parallela” nella critica al mio operato (e dell’altro portavoce del M5S in Consiglio). La vicenda potrebbe essere derubricata a piccole, insignificanti tempeste mediatiche per avere un po’ di visibilità se non lasciasse emergere tratti psicologici con riverberi politici che reputo degni di attenzione.
Il primo si chiama Gabriele Corona.
È un dipendente del Comune, spesso al centro di polemiche, essendo fondatore e animatore di un “sodalizio” (Altrabenevento) che si è occupato di varie scottanti questioni cittadine (a lui si deve, ad esempio, lo scoperchiamento del “verminaio” della mensa comunale che divenne caso nazionale). Conosco Corona dalla seconda metà degli anni Novanta. Ho avuto in passato parole importanti di apprezzamento per lui. Nell’ultimo anno ho capito quali siano i suoi limiti strutturali. Il suo problema è che ha sempre avuto ambizioni politiche ma mai la forza (autonoma) di diventare un punto di riferimento credibile per la città. La sua strategia è, dunque, sempre consistita nel cercare dei “front-man” che lui potesse etero-dirigere. Accadde nel 2001 con il sottoscritto, nell’esperienza di “Città Aperta”.
Accadde nel 2006, quando Corona contribuì a redigere il “Programma elettorale” di Fausto Pepe, salvo scoprire che, per l’uomo di Mastella, si trattava di carta straccia, è accaduto nel 2011 con Antonio Medici e l’esperienza di “Ora”, cui partecipai anch’io. Nel 2015 (era settembre), Corona mi disse che, secondo lui, io avrei dovuto essere il candidato Sindaco del M5S e che avrei avuto anche l’appoggio di una lista da lui promossa. Gli spiegai che nel Movimento le cose non funzionano così, che ci sarebbero state le Comunarie e che, in ogni caso, non erano previste liste “di appoggio” non certificate. Pochi mesi dopo, in piena campagna elettorale, iniziarono una serie di attacchi “a freddo” tesi a screditare il M5S, in città e in provincia. Che cosa era successo? Era fallita un’OPA ostile... Non potendo dettare l’agenda del Movimento Corona lo eleggeva a nemico da abbattere. Come? Con uno stile per lo più fatto di allusioni a presunte omissioni, a rapporti opachi con questo o quel potere... Fino ad arrivare alla penosissima nota di questi giorni in cui ci si accusa di aver promosso, con il Comune, .... la piantumazione di alberi (tutta gratuita: dalla manodopera alle piante). Una fine ingloriosa, insomma. La tecnica di Corona è sempre la stessa: scrive di qualcosa e poi chiede perché il M5S non se ne sia occupato. Ora se utilizzassimo lo stesso metro per “Altrabenevento” certo l’attività del sodalizio apparirebbe assai lacunosa, essendosi lasciata sfuggire nel corso degli anni svariate questioni scottanti (in particolare la dissipazione di denaro europeo per il cosiddetto Programma PIU Europa). Invece è doveroso riconoscerne i meriti. L’unico difetto: voler essere un soggetto politico senza mai passare dalla casella del gioco in cui si viene giudicati per il lavoro svolto dall’unico soggetto titolato a farlo. Cioè l’elettore. La sfida che pongo sempre, dunque, a questo ircocervo, che simula di essere società civile ed è invece soggetto politico, è quella di trovare finalmente il coraggio di candidarsi o di candidare una persona che lo esprima fino in fondo e misurare il consenso guadagnato in questi anni di battaglie civili. L’aspetto più imbarazzante, però, della vicenda è che, fallita l’OPA sul M5S, ha ripreso a twittare con Fausto Pepe, oggetto dei suoi strali negli ultimi anni, che, però, purtroppo, si è dimesso per incompatibilità... Chi sarà il prossimo “referente consiliare” di Corona? In realtà lo sappiamo già. Auguri (ad entrambi...).
Il secondo soggetto è profondamente diverso. Si chiama Felice Presta.
Non si capisce bene se sia un giornalista (come lui sostiene) o un “blogger” come lo definiscono i giornali. Ha una variegata vicenda politica, per lo più in formazione di destra (estrema e non).
Tra le più recenti: Azione Sociale e Mir.
Il suo tempo è dedicato a reportage fotografici (alcuni meritori: per esempio quello sui negozi chiusi della città), alla manutenzione di un sito archeologico da lui recuperato (i Santi Quaranta, indicato come modello virtuoso nel “Programma elettorale” del M5S), recentemente alla pulizia del Campanile di S. Sofia, acclarando che si tratta di proprietà comunale. Insomma, attività meritorie senza ombra di dubbio. Il problema è che il Presta ha svolto un ruolo ambiguo nel M5S, al quale si è avvicinato seriamente nel 2015 (anche se lui sostiene da molto prima). Divenuto attivista nei mesi della campagna elettorale, è uscito polemicamente dal “Meetup Grilli Sanniti” che, a suo dire, non ne raccoglieva le sollecitazioni. Ci troviamo di fronte ad una persona che non ha colto lo spirito del Movimento. Infatti, subito dopo la sua uscita polemica sostiene di aver fondato un nuovo Meetup (“Partecipazione a 5 Stelle”). Il Meetup è, per sua natura, uno strumento plurale, di gruppo. Ci troviamo, invece di fronte ad una (fantasmatica?) superfetazione di un ego smisurato. Fino ad oggi tale sedicente Meetup ha prodotto alcune note, in cui si passa dal noi all’io, senza poter capire chi stia parlando, e nemmeno un’azione riconducibile allo spirito del M5S. Negli ultimi giorni il Presta chiede insistentemente le dimissioni mie e di Marianna Farese per presunte omissioni su tre questioni che ci avrebbe sollecitato. E qui siamo davvero nel surreale... Sarebbe interessante sapere che cosa del M5S ci sia stato nel suo agire di questi mesi, quante istanze, gazebo, raccolte firme, petizioni, azioni ha messo in atto. L’impressione, come ho avuto modo di dire, è che si tratti di un Meetup “monopersonale”, totalmente alieno dallo spirito pentastellato... Perché lo fa? Potrei azzardare due risposte. La prima: pensa – essendo rimasto uomo di destra nel profondo – che la mia presenza nel Movimento lo sposti (per utilizzare vecchie categorie) “a sinistra”. Non ha capito che la mia scelta è stata definitiva e ponderata (a differenza della sua che, a mio avviso, è solo la ricerca dell’ennesimo treno su cui salire con la speranza di arrivare da qualche parte...). La seconda, umana troppo umana: la persuasione che io mi sia opposto ad una sua candidatura alle Comunali. In realtà quel che accadde è molto semplice: il Meetup a larghissima maggioranza deliberò che nessuno che si fosse candidato in precedenza contro il M5S potesse essere candidato. Di lì a poco questa regola, tuttora vigente, sarebbe diventata di tutto il Movimento. Una regola di buon senso. Poiché egli si era candidato con... Mir (!) era incandidabile.
Molti commentatori ci invitano a deporre l’inimicizia e lavorare tutti insieme. Chiudo rispondendo a loro: non è possibile, purtroppo. Le persone come Corona o Presta, oltre al risentimento personale, che è il vero motore del loro agire, non sono capaci di un lavoro comune. Io, in questi mesi e in questi anni, sono sempre stato parte di un organismo, mutante, cangiante, che si trasforma mese dopo mese, ma fatto di uomini e donne con cui condivido ideali e lavoro, con i quali spesso mi scontro ma per lo più lavoro gomito a gomito su tantissime questioni: la mensa, l’amianto all’Ospedale, l’azzardopatia, la trasparenza al Comune, la gestione dei rifiuti, la mobilità sostenibile e molte altre cose, coerenti con il nostro “Programma elettorale”.
Corona, Presta e altri critici minori o minimi sono monadi illuse che da soli potranno cambiare questa città, senza un orizzonte ampio di trasformazione. In realtà, consapevolmente o inconsapevolmente, essi sono funzionali, totalmente funzionali al potere (di destra o sinistra) che dicono di voler combattere. In realtà, essi difendono una piccola riserva che si sono costruiti e chiedono, ossessivamente, nella ricerca di visibilità mediatica, una medaglia, come un simpatico personaggio dei cartoni della nostra infanzia...
La nostra ambizione, invece, quella dei “Grilli Sanniti”, è, dopo alcuni anni di esperienza nella macchina amministrativa, di governare questa città con un progetto che sia realistico e utopistico nello stesso tempo, che sia consapevole di quanto sia difficile amministrare ma che abbia un respiro ampio ben incardinato nei valori fondanti del Movimento.
Chiudo. Umanamente la maggior parte di queste persone suscita la mia compassione. E lo dico senza il sarcasmo che trasuda da alcune nugae talvolta dedicate ad alcuni soggetti “tra il ferio e il saceto”. Davvero vedo per lo più vite incompiute, vene gonfie nella smorfia protesa all’offesa, parole minacciose e vane che diventano flatus vocis. Auguro, dunque, a tutte queste persone alimentate dall’odio nei miei confronti e nei confronti del gruppo di cui sono orgogliosamente parte, di trovare nella loro vita un senso più alto, una pace più profonda. La stessa che, grazie a Dio, provo la sera quando mi corico, dopo aver combattuto la buona battaglia, guardando mia moglie e mia figlia che dormono, pensando alle lezioni che dovrò tenere e al volto curioso dei miei alunni, sentendo l’impegno politico come un dovere civico che non deve deformare la mia vita nella sua essenza buona. Una cara amica, che mi fu accanto nella esperienza del 2001, Maria Domenica Savoia, mi disse che la politica rischiava di incattivirmi. La sfida è rimanere saldamente ancorato al nucleo di senso della mia esistenza: etico, spirituale, estetico. Confrontarmi con i meschini non mi deve rendere meschino.
La cifra della mia esistenza, quand’anche dovesse finire oggi, è il ringraziamento, la benedizione. E quindi ogni sera prego:
Benedetto il Signore, mia roccia,
che addestra le mie mani alla guerra,
le mie dita alla battaglia.
E poi:
Per tutto quel che è stato grazie,
per quel che sarà amen...
Staserà pregherò anche per altri.
lunedì 6 novembre 2017
La rivoluzione gentile 14 (Paradigmi politici)
Il 3 novembre nello Spazio a 5 Stelle si è tenuta una
conferenza-stampa in cui siamo intervenuti io e Carlo Sibilia, nostro portavoce
(avellinese) in Parlamento, dedicata all’azzardopatia e a quanto (non) fatto
dal Comune di Benevento in un anno e mezzo in materia.
Io ho messo in fila semplicemente i fatti, gli impegni presi
e disattesi, gli scivoloni arrivati sulla stampa nazionale, la figuraccia delle
“Iene”. Carlo ha ribadito concetti semplice, patenti...
Ieri e oggi leggo sui giornali una nota della Presidente
della Commissione Affari Sociali, Molly Chiusolo. Si tratta di una persona preparata,
malgrado la giovane età: pignola, precisa, sta conducendo con personalità una
Commissione delicata. È stata tra i pochi eletti con Mastella che ha preso
parola più di una volta in Consiglio (mentre di altri fino ad ora non abbiamo
mai sentito la voce, soldatini silenti). Insomma, una bella personalità che sicuramente resterà
negli anni prossimi sulla scena politica e farà bene (per quanto lontanissima
dal mia sentire).
La nota scritta è sconcertante. Senza dire una parola (se
non che, quanto prima, se ne discuterà nelle sedi competenti), si lancia in una
serie di sarcastiche riflessioni su Carlo Sibilia, ricordando alcune (per lo
più presunte) prese di posizione su temi che nulla c’entrano con il motivo per
cui è venuto a Benevento.
Preliminarmente, e questo è il motivo della presente
riflessione, però, Molly rimarca:
«La prima riguarda la conferma che Nicola Sguera, per le non condivisibili regole dei cinque stelle, non sarà candidato al Parlamento. Potrà, quindi, continuare a farci compagnia e a sostenere le proprie ragioni nel nostro parlamentino».
Dunque, prendendo spunto da risposte date ai cronisti a margine della conferenza-stampa sulle regole che realisticamente il M5S sceglierà per selezionare i candidati alle prossime politiche, Molly immagina una sorta di editto “sibiliano” contra Sgueram. Infatti, il cronista politico de «Il Sannio» così titola:
Trovo interessantissima la scoperta dell’acqua calda (la non candidabilità dei portavoce in carica nei Comuni, nelle Regioni e in Europa) che diventa “la” notizia. Essa lascia emergere i due paradigmi incommensurabili che muovono il nostro agire politico.
Da una parte un incarico viene concepito come trampolino di lancio per una “carriera” politica il cui compimento è il Parlamento. Potremmo definirlo “modello Mastella”. Il nostro attuale Sindaco, infatti, pur negandolo risolutamente, vive l’esperienza di massimo cittadino di una piccola città (dissestata) come trampolino per sé o per i suoi. Poi c’è il “modello a 5 stelle”, ribadito sempre, nei mesi scorsi da Grillo stesso (e riportato da tutta la stampa nazionale...).
Questa è la “diversità” del M5S, incomprensibile a chi vive la politica come “professione” (purtroppo non nel senso weberiano, novecentesco del termine). L’idea che la politica sia una “servizio civile” a termine e da adempiere con «disciplina e onore», come recita con linguaggio giustamente aulico l’art. 54 della Costituzione, è stata una di quelle che mi hanno irresistibilmente attratto verso il Movimento.
Intanto, per tornare alla nota, l’ottima Molly è stata capace di non dire nulla sulla questione azzardopatia... In attesa che il nostro Sindaco, lui invece irresistibilmente attratto dalle sirene romane, favelli e indichi la strada. A meno che, come accade su tante altre questioni delicate, non venga colto da un’afasia difficilmente compatibile con la sua proverbiale logorrea.
sabato 4 novembre 2017
intervista sulla scuola e l'insegnare
Marika Carolla, allieva di qualche anno fa, poetessa, scrittrice, mi ha voluto intervistare.
Qui l'intervista.
Mi ha fatto piacere poter parlare della scuola con un ex allieva. Le sono grato.
mercoledì 1 novembre 2017
il mistero Socrate
Il CISP (Centro Indagini e Studi del Paranormale) mi ha invitato a partecipare ad un pomeriggio dedicato alla figura di Socrate.
L’ho fatto per due motivi: il primo è che quest’anno, per gli impegni politici, ho rinunziato alla prima liceale, e dunque non ho potuto continuare la riflessione su una figura che reputo decisiva per me; il secondo motivo è che l’invito, tra gli altri, mi è provenuto da Salvatore De Toma. Non a caso ho iniziato il mio intervento con quello che Franco Arminio definirebbe un «esercizio di ammirazione», elogiando Salvatore, che conosco dagli anni Novanta, come una delle persone più coerenti presenti nella nostra città. Non tutti forse ne ricordano la vicenda. Da sempre comunista, entrò nella prima giunta Pepe (giugno 2006) per i Comunisti italiani, lista che aveva sostenuto il candidato dell’UDEUR. Ebbe l’Assessorato alla Partecipazione. Pochi mesi dopo Salvatore fu «cacciato per non aver firmato la delibera che autorizzava l’apertura dell’ipermercato di Zamparini», una delle pagine più nere e oscure della storia cittadina, con responsabilità diffuse fra varie Amministrazioni (chiusasi con assoluzione per tutti). Avrebbe potuto abbassare la testa e conservare una poltrona comoda e remunerativa. Non lo fece. La vicenda avrà strascichi, perché De Toma scrisse un libro che la ricostruiva, e fu chiamato in giudizio da Italo Palumbo, n. 1 dei Comunisti italiani (oggi nel PD, neanche a dirlo, decariano di ferro). Salvatore ha avuto ragione...
Se lo spazio della politica fosse abitato da personaggi di tal tempra, con la schiena diritta e una carica di ideali nobili a guidare l’agire, Benevento non verserebbe nella condizione in cui è. Forzando Platone, direi che Salvatore è un «aureo», purtroppo in un mondo corrotto. E lo ringrazio di questo. Vorrei sapesse che certi gesti (li ho definiti “assoluti”), che sembrano perdersi nel nulla, tra una stampa spesso distratta o, peggio, asservita al potere, e ciascuno a custodire il proprio “particulare”, attento a non irritare il potente di turno, sono fatti per Dio e per tutti coloro che, consapevolmente, vorranno ereditarli. Io, umilmente, tra questi.
Quando Salvatore ed Egidio Del Grosso mi chiesero il titolo del mio intervento non ebbi esitazione: il mistero Socrate. C’è stata un’epoca in cui ho subito la potente fascinazione del Socrate “sciamano” (si può vedere a proposito il libro di Grimaldi, Socrate lo stregone, Asterios, 2008). E tutt’ora leggere le pagine finali del Συμπόσιον, con l’ateniese che resiste al freddo, cade in trance, beve senza ubriacarsi, mi danno i brividi. Ma non a questo alludevo con il titolo, bensì all’enigma lasciatoci in eredità da un uomo che non scrisse per scelta, ritenendolo contraddittorio rispetto all’essenza stessa della filosofia. Ecco... la filosofia... So di aver destabilizzato una parte degli uditori, ma era doveroso raccontare una storia diversa rispetto a quella cui veniamo educati nelle scuole. Socrate è il primo filosofo, ho detto, e probabilmente l’ultimo! Ciò che lo precede (o lo accompagna, come la Sofistica) non è φιλο/σοφία. È un’altra cosa, nobilissima, e probabilmente necessaria quanto (o più, pensando heidegerrianamente!) o più della filosofia stessa. La possiamo chiamare proto-scienza (penso ai fisiologi milesii) o pensiero (penso ad Eraclito o Parmenide), con tratti lì sì iniziatici.
Il mistero Socrate... Come il mistero Gesù. Un parallelo classico:
«Spesso Socrate è stato paragonato a Gesù. Tra le altre analogie esistenti, è certo che entrambi hanno avuto un’immensa influenza storica, pur essendo stati attivi in uno spazio e in un tempo molto limitati rispetto alla storia del mondo: una piccola città o un paese molto piccolo, con un numero molto ristretto di discepoli. Nessuno dei due ha lasciato documenti scritti, ma possediamo alloro riguardo delle testimonianze “oculari”: su Socrate, i Memorabili di Senofonte e i dialoghi di Platone; su Gesù, i Vangeli. Tuttavia, ci è molto difficile definire con certezza ciò che furono il Gesti storico e il Socrate storico. Dopo la loro morte i rispettivi discepoli fondarono scuole per diffondere il loro messaggio; e a questo punto, le scuole fondate dai “socratici” mostrano di essere di gran lunga più diverse le une dalle altre di quanto non lo siano i cristianesimi primitivi; questo evidenzia la complessità dell'atteggiamento socratico» (P. Hadot, Che cos’è la filosofia antica, Einaudi, 1998, pp. 25-26).
Non mi sono dilungato tecnicamente sul problema delle fonti. Mi sono limitato a ricordare come esistono svariati “Socrate”, spesso incompatibili tra loro: quello di Aristofane, quello di Senofonte, quello di Policrate, quello di Platone, quello di Aristotele, per citare i maggiori e più vicini nel tempo.
Dunque, quello socratico è un mistero irrisolvibile. Come quello di Gesù. Ed è il “mito” di Socrate a segnare con un’impronta indelebile tutta la storia della filosofia. Esattamente come, da Oriente, il “mito” di Gesù.
Qual è la conclusione? Che ciascuno di noi è chiamato a co-costruire il proprio “Socrate”. Questo vale ovviamente in assoluto (non esistono fatti ma solo interpretazioni). Nel caso di Socrate, però, vale all’ennesima potenza, se è vero che i suoi contemporanei ebbero lo stesso problema. In qualche modo (misterioso!) Socrate ha programmato il suo insolubile mistero.
Personalmente il “mio” Socrate è fortemente debitore di quello che Pierre Hadot ha messo al centro della sua monumentale e originalissima ricerca sulla filosofia antica, ribadendo un concetto semplice ma spesso dimenticato: la filosofia nasce come modo di vivere, non come teoria. E da questo punto di vista, dunque, Socrate è il protofilosofo.
Quale il suo vero insegnamento? Lo strumento utilizzato da Socrate è il dialogo. Il dialogo conduce ad un’aporia, all’impossibilità di concludere e di formulare un sapere “chiuso”. Oppure l’interlocutore, costretto a “conoscere se stesso”, imparerà a mettere in discussione le proprie certezze cristallizzatesi. Si tratta di mettere in discussione noi stessi. Quindi, dice Hadot, andando oltre il Socrate vulgato dalla manualistica scolastica e ricollegandosi al centro della sua ricerca, il vero problema non è saper questa o quella cosa ma l’essere in questo o quel modo. Il problema socratico, dunque, è essere, non sapere.
Senza alcune pretesa di originalità ed esaustività ho poi raccontato brevemente il contenuto di un opera che tutti dovrebbero, prima o poi, leggere: il Συμπόσιον. In essa emerge limpidamente che cosa sia, socraticamente, la filosofia: una tensione inesausta e inappagabile verso la σοφία, che modifica costantemente il nostro modo d’essere. Per questo, come scrive Platone, Eros – Δαίμων figlio di Pορος e Pενια , ponte tra terra e cielo – è filosofo.
Ho aggiunto che, proprio per questo, un vero educatore (ma è stata digressione nata quasi naturalmente dal mio lavoro) non può, nella propria attività, non avere costantemente dentro di sé una carica eroica...
Il mistero con cui ho voluto chiudere, sperando in un dialogo che, purtroppo per motivi di tempo, non c’è stato, ma che avrebbe dato senso compiuto al poco detto, è: perché la filosofia, nata come modo d’essere, è divenuta nel corso dei secoli sempre più una “teoria”, capace di slegarsi completamente dalla prassi? Perché oggi, se pensiamo ad un filosofo, non pensiamo ad un maestro di vita ma, al limite, ad un maestro del pensiero?
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