domenica 10 settembre 2017

un anno in Consiglio: post "morale"


A giugno, con Marianna Farese, abbiamo tentato un bilancio di quanto fatto in Consiglio comunale nel nostro primo anno da portavoce del M5S. Ma io sono e sarò sempre prima di tutto un “moralista”, appassionato al cuore degli uomini, e incapace di vivere qualsivoglia aspetto della vita senza appassionarmene. Per questo vorrei provare, in poche righe, a tracciare un bilancio d’altro tipo di quel che ho vissuto.
Prima di tutto vorrei sottolineare come la percezione delle cose cambi radicalmente quando si è “dall’altra parte”, dentro le istituzioni. Per quanto mi riguarda ho imparato che organismo complesso sia una città, anche medio-piccola come Benevento, e quante siano le variabili che rendano complicatissimo pianificare e progettare.
Ho imparato anche che le persone sono molto diverse dalla immagine stereotipata che ne danno i media. Non a caso il consigliere più competente si è rivelato essere quel Fausto Pepe che per me è stato (e il giudizio non muta) un pessimo Sindaco, soprattutto nel suo secondo mandato.
Tutto questo significa anche fare i conti con i propri limiti, riconoscersi come “inesperti” bisognosi di un tirocinio: nella politica l’esperienza è molto più importante della teoria.
Ancora. Giuseppe “Bobby” Falvella, architetto, urbanista napoletano, mi ha detto una volta: imparerai più da questa esperienza che da tutte le altre che hai vissuto. Sugli uomini, in particolare. In politica vedi gli uomini, che pure si comportano come fossero sul palco di un teatro, nella loro essenza, nella loro “verità”. Ne vedi il valore, come direbbe la mia amata Arendt, in azioni e grandi (o piccole) parole.
E Mastella? Conosce i suoi limiti come amministratore e sa di non avere un personale politico all’altezza della sfida, avendo vinto, come ama ripetere, sfruttando debolezze altrui più che per meriti propri e ritrovandosi uomini e donne in buona parte da formare. E, dunque, con scaltrezza, combatte su un piano in cui è più abile di tutti gli avversari: quello mediatico. Di qui la centralità della politica “culturale” e la rivendicazione ossessiva delle sue amicizie prestigiose.
Il futuro cosa ci riserva? Il 12 dovrebbe esserci la sentenza del processo... Un incognita. E noi? Saremo “virtuosi”? Quanto dovrà durare il nostro apprendistato per renderci degni, agli occhi dei cittadini, di amministrare questa città con oculatezza ma anche lungimiranza? Io mi sto preparando. Per la prima volta – questa la grande illuminazione estiva – le mie letture sono state quasi esclusivamente “cittadine”. Il libro di Raimondo Consolante, bellissimo, ha colmato lacune clamorose.
Digressione. Quando fui portato da Antonio Romano al «Quaderno», esperienza che non finirò mai di ringraziare per quanto mi ha dato, c’erano lunghe discussioni sul taglio dei pezzi da scrivere. Il Direttore, Carlo Panella, voleva pezzi calati nella realtà locale, io, fresco di laurea, ambivo ad orizzonti più ampi. Per questo ho sempre rifuggito la “storia locale”, terrorizzato dal poterne essere risucchiato. Vedevo in Gianni Vergineo l’esempio di un grande intellettuale che aveva “sprecato” il suo talento dedicandosi ad una piccola storia. Ebbene, senza rinunziare a nulla, ritengo venuto il momento di saldare il mio debito con la città che mi ha nutrito. Lo posso fare solo conoscendone la storia (quanto sono ignoranti alcuni degli attuali amministratori in merito?) e impegnandomi integralmente nei prossimi quattro anni. Ho bruciato in altre vite tutte le mie ambizioni (ma... sono mai stato ambizioso? E questa è una virtù o un difetto che impedisce di raggiungere grandi risultati?). Vivo la politica come servizio ma anche come costante arricchimento in termini di complessità di ciò che sono. Mi si potrebbe rinfacciare quasi di star conducendo un esperimento su me stesso quasi indifferente ai risultati. Ma non è così. Ho la certezza che rimanendo ancorati a principi ispiratori e sordi al canto delle sirene che invita ad utilizzare egoisticamente una delega avuta dai cittadini si possa davvero incidere sulla realtà. Credo che questa sia la novità dirompente del M5S in una piccola città avvezza ad ogni sorta di trasformismo per fini privati come Benevento. 
Quel che è certo è che, comunque vada, alla fine del percorso sarò un uomo diverso. 

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