martedì 6 gennaio 2015

Celan [Il giorno dei morti]





Allerseelen
  
Was hab ich
getan?
Die Nacht besamt, als könnt es
noch andere geben, nächtiger als
diese.

Vogelflug, Steinflug, tausend
beschriebene Bahnen. Blicke,
geraubt und gepflückt. Das Meer,
gekostet, vertrunken, verträumt. Eine Stunde,
seelenverfinstert. Die nächste, ein Herbstlicht,
dargebracht einem blinden
Gefühl, das des Wegs kam. Andere, viele,
ortlos und schwer aus sich selbst: erblickt und umgangen.
Findlinge, Sterne, schwarz und voll Sprache: benannt
nach zerschwiegenem Schwur.                    

Und einmal (wann? auch dies ist vergessen):
den Widerhaken gefühlt,
wo der Puls den Gegentakt wagte.


* * *

Il giorno dei morti       

Che cosa ho
fatto?

Fecondata la notte, come se
potessero essercene altre, più notturne
di questa.

Volo d’uccello, volo di pietra, mille
strade descritte. Sguardi,
rubati e còlti. Il mare
del tutto assaporato, bevuto, sognato. Un’ora,
dalle anime annerita. La seguente, luce autunnale,
offerta a un cieco
sentimento, che arrivava. Altre, molte,
senza luogo e pesanti: scorte ed eluse.
Massi erratici, astri,
neri e pieni di linguaggio: nominati
secondo un giuramento taciuto fino ad annullarsi. 

E una volta (quando? anche questo è dimenticato):
sentito il barbiglio,         
dove il polso osava il controtempo.

(Traduzione di Anna Rita Margio e Nicola Sguera)

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