Poiché una cara amica me ne chiede conto, ne approfitto per fare sintesi di quanto accade ad un corso di cogestione.
Due premesse.
La prima: io adoro questi giorni che preludono alle feste natalizie e sono perfettamente inseriti in una scansione (trimestre+pentamestre) in cui verifiche e compiti sono finiti e le energie intellettuali (di docenti e discenti) decisamente scariche. Sia tale scansione sia le giornate “di licenza” (mi piaceva assai questo nome che evocava il Liceo, la licenza poetica, la licenza militare) furono innovazioni per le quali spinsi e per cui mi sono speso nel corso degli anni. Ora la “cogestione” è stata affidata, nel contesto di una dirigenza illuminata, ad una giovane collega che unisce teutonica efficienza e materna comprensione, con risultati eccellenti. Sono momenti preziosi, se partecipati attivamente anche dal corpo docente, per cogliere i mutamenti, spesso carsici, dei nostri giovani: i loro gusti, i loro centri di gravità, i film che amano, la musica che ascoltano. E anche per rubare loro una scintilla di giovinezza…
La seconda: chi mi conosce sa bene che, accanto all’Inter (ahi…), i fumetti sono una passione dominante. In particolare, quelli super-eroistici, e in particolare quelli della Marvel. Quando nacque “BN.ComX”, tenemmo un po’ di incontri dedicati a maestri del fumetto o grandi opere. Io, con Antonio Furno, mi occupai, appunto, della Marvel e della sua magia (era il maggio 2021, Dio come passa il tempo…). Quella struttura si è arricchita negli anni, nella periodica riproposizione, in particolare di riferimenti filmici e televisivi (essendosi moltiplicate serie tv e film del Marvel Cinematic Universe).
E rispondo ora alla curiosità dell’amica.
Dopo un breve test di conoscenza sull’argomento, illustro in pochissime parole la storia del fumetto supereroistico prima della Marvel: quindi, Superman e Batman (1938 e 1939), la Golden Age del fumetto, la DC, la Timely (la “nonna” della Marvel), con i primi personaggi (la Torcia Umana originale, Namor, Capitan America) dove lavorano Lee e Kirby, la Atlas (la “mamma” della Marvel). E, nel contesto radicalmente mutato degli anni Sessanta, la nascita della Marvel e, nell’arco di pochissimi anni, la creazione leggendaria da parte di un pugno di uomini guidati da Stan e Jack, di centinaia di personaggi iconici: i Fantastici Quattro (1961), Ant-Man, Hulk, Spiderman, Iron Man, Thor, gli Avengers, Doctor Strange, per citarne solo alcuni.
Poi illustro le caratteristiche di fondo dei fumetti Marvel (i super-eroi con super problemi), il radicamento nel mondo reale (Superman e Batman operano in città inventate, Spiderman a New York), i riferimento all’attualità, la capacità rabdomantica di capire cosa si muove nel sottosuolo della società. E quindi attraverso le fasi salienti con alcuni snodi fondamentali dal punto di vista creativo (gli X-Men di Byrne e Claremont, il Devil di Miller, giusto per fare due esempi). Negli anni Ottanta la Marvel perde smalto. La DC rinnova il fumetto mondiale con opere leggendarie (il Batman di Miller, Watchmen e V per Vendetta di Moore). La magia scompare. Si affermano “grandi” disegnatori a discapito delle storie. È il periodo che non amo di questa importante saga editoriale. Che culmina nel fallimento (Chapter 11, era il 1996), che smembra per altro i diritti cinematografici sui personaggi. Per fortuna, con il nuovo millennio un personaggio straordinario (anche come disegnatore e sceneggiatore), un secondo creatore della Marvel, riscopre la magia. È Joe Quesada (dal 2000 al 2011 Editor in Chief) che chiama a lavorare talentuosi sceneggiatori (di nuovo le storie al centro!) come Millar o Straczynski o Bendis. È la stagione di saghe leggendarie come Civil War o Secret Wars. E poi la nuova svolta: la Disney acquista la Marvel (2009) e tutti i suoi personaggi. In sordina, con un personaggio minore, si pongono le basi per il crack che seguirà: il trionfo cinematografico. È il 2000… Per i fan Marvel è cominciata una seconda giovinezza con splendidi film (che rimescolano l’immenso catalogo di personaggi e storie in maniera creativa grazie al talento di Kevin Feige, altro nome chiave) e serie televisive alcune di valore assoluto (prima con Netflix poi con Disney+). Inevitabile da appassionato da disegno (era mio sogno diventare disegnatore di fumetti, coltivato fino ai diciassette anni), una carrellata di grandi maestri: il Re (Kirby), maestro di intere generazioni, John Buscema, John Romita, scomparso da poco, Jim Steranko, Barry Windsor-Smith, Gene Colan, Gil Kane (nomi che mi fanno venire i brividi: la gioia infantile di sfogliare un albo a fumetti è integra, come quella di vedere i giocatori che entrano in campo con la maglia nerazzurra).
E suggerisco poi due opere da leggere (Marvels di Busiek e Ross, 1602 di Gaiman e Kubert).
Ogni evento, poi, si arricchisce con riferimenti o digressioni che possono derivare dall’interazione con il pubblico, che è molto preparato sul cinema ma poco sui fumetti, soprattutto quelli delle origini.
Chiudo con una riflessione scaturita in questi giorni, dopo la visione di The Marvels. Sicuramente con Endgame il MCU è entrato un po’ in crisi. Direi che, con l’eccezione del secondo Doctor Strange e il terzo dei Guardiani, i film prodotti vanno dall’accettabile al mediocre al pessimo (andrebbero sempre affidati ad autori con una stile riconoscibile come Raimi e Gunn). Di contro, mi pare che le serie tv siano tutte interessanti o eccellenti, rivolte ad un pubblico adulto, capaci di affrontare tematiche complesse e ottimamente recitate (WandaVision, ad esempio, è un capolavoro di incredibile complessità, anche visiva: una meta-serie televisiva).
L’universo Marvel è vastissimo: ci sono tantissimi personaggi (i mutanti, appena accennati fino ad ora, ad esempio) da valorizzare, storie da riprendere. Insomma, l’augurio è che sia solo una crisi di crescita.
Mi piacerebbe invecchiare continuando a leggere e vedere film che, attraverso i super-eroi, quindi utilizzando uno schema mitico (che è un bisogno strutturale dell’essere umano) mi diano da pensare sulla giustizia, la politica, il senso della vita. Come è accaduto da quando avevo cinque o sei anni.