martedì 7 marzo 2017

La rivoluzione gentile 12 (Risposta a Giovanni Tartaglia Polcini)



Il 3 marzo ho postato una breve riflessione su Facebook relativa all’affaire Consip, al coinvolgimento del “giglio magico” renziano, alle dichiarazioni dell’ex Presidente del Consiglio sul padre.

Giovanni Tartaglia Polcini, ex sostituto procuratore della Repubblica di Benevento, chiamato nel 2014 come consulente giuridico del Ministro degli affari Esteri, amico di vecchissima data con il quale abbiamo condiviso successi e debacle della Pallavolo “Grippo” a cavallo fra gli anni Settanta e gli anni Ottanta (con l'indimenticabile Mario Castracane), ha scritto un articolato commento (che mi sono permesso di numerare per tematiche affrontate per rendere più semplice la lettura delle mie risposte).

«[0] Fermo restando il dato che la politica partitica non mi interessa, essendo votato all’indirizzo politico costituzionale (e non della maggioranza o minoranza), mi permetto di soggiungere che le parole di Renzi meritano profondo rispetto.
[1] Al contempo ti evidenzio l’assoluta carenza di simili prese di posizione nell’affaire Roma, per il quale, anziché sfuggire da processi, si è modificato un regolamento, per giunta, ad personam e senza efficacia retroattiva.
[2] Quanto alle tue certezze sull’esito della crisi in atto, permettimi il beneficio del dubbio. Non so come finirà. Ma sono certo non finisca adesso.
[4] Infine consentimi una chiosa da uomo libero quale sono: sei davvero convinto che la democrazia si possa fondare su movimenti irreggimentati telematicamente? Non intravedi anche nella tua vicenda (la tua mancata candidatura a Sindaco), così come quella di altri candidati pure rappresentativi, un vulnus alla democraticità? Sono meglio le primarie o le miniconsultazioni telematiche? Ti prego aiutami a capire».

Avevo promesso a Giovanni una risposta non frettolosa. Eccola.
Procedo per punti.

0)    Ho già detto... Non ci ritorno. Poiché Massimo Recalcati ha utilizzato spesso categorie psicoanalitiche per descrivere Renzi, diciamo che siamo di fronte ad un passaggio all’età “adulta” attraverso un parricidio simbolico, che ha sempre un costo altissimo per chi lo compie. Potrebbe essere il rituale di passaggio ad una maturità che, sino ad ora, il ragazzo di Rignano non ha mai mostrato con il suo mix di giovanilismo e sbruffoneria da adolescente mai cresciuto.

1)   Giovanni lamenta una mancata presa di posizione sulla vicenda che ha visto protagonista Virginia Raggi e ritiene che il M5S abbia modificato il “regolamento” per “blindare” la Sindaca. Io non ho nascosto disappunto per quanto accaduto, ma sono consapevole che – almeno a quello che è dato sapere fino ad ora – l’unica colpa della Raggi sarebbe stata quella di fidarsi di una persona “esperta” ritenendo che potesse supportarla, con la sua conoscenza della macchina comunale, nell’arduo lavoro di rimediare a disastri ultradecennali. Ti rimando, per il resto, alle parole pronunziate da un collega che immagino tu stimi, Nino Di Matteo, che ha plaudito all’iniziativa del MoVimento e definito «sterili» le polemiche sul Codice etico.
 
2)    La politica è il luogo del possibile, ma ci tocca pensare a possibili direzioni, senza credere alla “necessità” dei processi in atto. Mettendo insieme le varie elezioni susseguitesi, la bocciatura parziale della Madia, la Waterloo del 4 dicembre, la bocciatura dell’Italicum, il disastro conclamato del Jobs Act, il malumore diffuso suscitato dalla Buona Scuola, la crisi dell’Europa, di cui Renzi è stato fiero sostenitore, fallimenti – bada – tutti politici, frutto di scelte consapevoli, tutte dentro il paradigma di una sinistra “blairiana” fuori tempo massimo, ebbene mi pare che la vicenda Consip sia pietra tombale al di là dell’esito giudiziario, visto il coinvolgimento di familiari, collaboratori, amici tutti dentro il Giglio magico improvvisamente appassito. Vedremo a breve tra il congresso del PD e le elezioni. Ma posso dire con certezza che il “renzismo 1.0” è finito, malgrado il ragazzo che vuol farsi uomo “uccidendo” il padre (dopo aver provato ad “uccidere” i padri...), lasciando posto, eventualmente (in caso di sopravvivenza) ad un “renzismo 2.0”, che deve saper mediare dentro il partito (con le correnti) e fuori (in un sistema tornato, finalmente e definitivamente, proporzionale).

3)    Sul quarto punto Giovanni mostra una conoscenza, purtroppo, solo mediatica (e faziosa: non è colpa sua, lo so) del M5S. Io lo “abito” da circa tre anni, i primi spesi a capirne l’originalità, che lo rende un monstrum politico (nel senso latino del termine): una novità che è in continua costruzione. Non si tratta né di una struttura «irreggimentata» né «telematica». Basterebbe frequentare i Meetup del lunedì a via dei Mulini per capire quanta sia lontana (e questo vale per tutto l’attivismo sparso sul territorio italiano) la ricostruzione à la «Repubblica» e la realtà, molto più ricca e viva. Evoca a tal proposito la mia «mancata candidatura». In generale (ma non a proposito del mio caso) credo che si possa fare meglio in tal direzione, ma la direzione è quella giusta! La vicenda triste (e non nuova) dei tesseramenti “farlocchi” del PD mi dicono che non si può e non si deve tornare a strutture partitiche quelle sì irreggimentate da ras locali che “acquistano” disinvoltamente tessere per i propri sostenitori. 
Questo è il vero vulnus della democrazia che la trasforma in una post-democrazia, che conserva solo l’involucro della partecipazione. La nostra è, invece, reale. Ci irridono per i numeri. «Siete quattro gatti che votano» dicono. Il problema allora è quello di ampliare la partecipazione attraverso un capillare processo di educazione alla partecipazione attiva con cui rivitalizzare i livelli in cui non si può fare a meno di delegare (Rousseau, che dà il nome al sistema operativo creato da Casaleggio, affermava che la democrazia diretta si può praticare solo nelle piccole città...).
Spero di essere stato esaustivo con il mio vecchio amico e con le persone in buona fede che ci osservano con curiosità.

Proveremo a smentire molte loro paure infondate e a dimostrare loro come sia possibile una politica che coniughi onestà e competenza.

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