Le prime timide frequentazioni della parrocchia. Disegni,
catechismo. E, poi, erano gli anni Ottanta, l’Associazione Cattolica. I “grandi”
come modello: Nico, in particolare. E un gruppo di ragazzi che cementava l’amicizia
intorno al biliardino e, soprattutto, al tavolo da ping-pong: Sergio, Argemino, Terenzio,
Bruno, Nazzareno... E le ragazze: Stefania, Mariarosaria, Susy, Grazia, Monica...
Il legame con Luca si è cementato tra
quelle mura, tra canti e uscite, gite e incontri di preghiera. Finanche il
giorno del terremoto eravamo lì.
Sulla stessa porta da cui avevo scrutato, intimorito, S.
Anna, vidi un giorno una ragazza e chiesi a Luca, mentre sedevamo nel coro, chi
fosse. Aveva un vestito rosa. Era con sua sorella più piccola, Tania. Nel 1984
ci giurammo amore eterno. Dieci anni dopo ci sposammo. In quella chiesa,
ovviamente. Oggi siamo ancora insieme, avendo attraversato tempeste. Tanto di
quel che vivemmo allora è rifluito nella nostra strana coppia. Nessun
romanticismo. Solo uno sguardo lungo, retrospettivo.
Quegli amici, intanto, giocavano insieme sui campi di
calcetto, crescevano. Stupore quando Giancarlo e poi Terenzio furono “chiamati”.
Mi sembrò strano, mi sembra ancora oggi strano. Vedo ancora quei volti sudati
sul campo della “Pietà”, le giovani coppie, le passeggiate sul Corso.
Ogni volta che ci vado suoni, parole, perfino odori
colonizzano la mia mente.
Oggi sono andato a salutare Monica per l’ultima volta.
Sentire una comunione di tanti cuori uniti nella preghiera e nel ricordo di una
giovane donna coraggiosa, ascoltare i canti ha lenito il dolore. Le parole di
Terenzio, di Nico sono state un balsamo.
Rivedo in un attimo quarant’anni oramai alle spalle. Quei
giovani che lì si educarono ad abitare il mondo secondo giustizia e verità,
insegnamento di cui sarò sempre grato, ora hanno i capelli bianchi. Sono padri,
nonni. Il pensiero mi riempie nel contempo di sgomento e di... tenerezza.
Malgrado il dolore, lo strazio, le perdite, l’insensatezza. Non posso far altro
che ringraziare perché tutto questo è stato.
Non ho fede. Solo speranza. Che ci sia un altrove dove
rivedere le persone che hanno dato senso e gioia alla mia vita.
Spero di rivederti, Monica, quando anch’io tra riti antichi
e canti, in quella chiesa che ha dato forma alla mia anima, mi congederò dal
mondo.