Il ritorno alla politica attiva
Quando ho deciso di tornare alla politica
attiva (dopo il “laboratorio” costituito da ALBA) l’ho fatto spinto
dall’urgenza di un tempo che vedevo di crisi strutturale (della politica
stessa, dell’economia, della società).
Gettatomi a capofitto nella nuova e per me
inedita esperienza del Movimento 5 Stelle ho dovuto imparare un linguaggio
completamente nuovo e rivedere molte delle categorie elaborate nel corso degli
anni per decifrare il mondo.
Calatomi, malgrado la mia vocazione
“teorica”, nel concreto della vita cittadina, anch’essa caratterizzata dalla
triplice crisi (politica, economica e sociale), ho accettato il cimento delle
elezioni locali, ritrovandomi nella sala consiliare di Palazzo Mosti, insieme a
Marianna Farese.
Cosa ho scoperto in questi mesi
Il bilancio di questi sei mesi l’abbiamo
redatto insieme nei giorni scorsi. Mi pare positivo, ma sta ai nostri esigenti
elettori (che vorrei più “attivi” secondo lo spirito del Movimento) stabilirlo.
Quale l’impressione complessiva di questo
mondo che conoscevo solo dalle cronache giornalistiche?
Provo a schematizzarle dando a ciascuna un
titolo.
1. Paradosso
Il consigliere più preparato è Fausto
Pepe. Tra lui e tutti gli altri c’è un distanza difficilmente colmabile sia
rispetto alla conoscenza della vita amministrativa e delle norme sia rispetto
al linguaggio. Il paradosso è che, da Sindaco, ha fatto scelte (o non scelte)
che hanno gravemente danneggiato la città. Il dissesto non è imputabile
interamente alla sua gestione, ma sicuramente le criticità che hanno portato a
questa scelta obbligata potevano e dovevano essere affrontate prima con
strumenti più rigorosi da quelli utilizzati e portati avanti.
2. Soprese
Ci sono consiglieri con storie politiche e
degli schieramenti più vari con i quali è naturale trovare convergenze sia di
metodo che di merito su svariate questioni. Dal di fuori ero portato a vedere
(e lo faccio ancora rispetto alla politica nazionale) il quadro in maniera
manichea, in bianco e nero. Mi auguro che questo possa davvero giovare alla
città. Se si riesce, nell’amministrazione di una città in crisi, a mettere
insieme, senza trasformismi e accordi sottobanco ma in nome del bene comune, le
energie migliori, si fa opera meritoria.
3. Nihil
novi sub sole
Il trasformismo, il politicismo, lo
scambio, le ambizioni personali, gli interessi piccoli e grandi da tutelare...
Insomma, tutto l’armamentario associato nell’immaginario popolare alla politica
sono una realtà apparentemente immodificabile. È che in me la passione politica
ha una scaturigine morale. Non solo non riesco ad immaginare che si possa
lucrare sulla cosa pubblica, ma mi è difficile anche semplicemente credere che
ci si possa impegnare nell’agone politico per motivi diversi da quelli ideali,
per un’idea di città o di Stato o per la giustizia sociale. Non so se a quasi
cinquant’anni questo sia ancora tollerabile in una persona o sia il retaggio
dei miei ardori giovanili. In ogni caso, se dovesse venir meno questa
componente perderei ogni stimolo all’azione e mi ritirerei a vita privata.
Non mi pare casuale che il momento più entusiasmante di questi mesi sia stato l'impegno contro la riforma Boschi-Renzi, in cui agivo con la percezione (talvolta ossessiva) di difendere un patrimonio di civiltà inestimabile in un momento decisivo per la storia del Paese.
Un bilancio personale
È difficile capire cosa spinga una persona
alla politica. Hans Jonas vede il politico come incarnazione
della “responsabilità”, una sorta di padre che sceglie di prendersi cura di
qualcuno. Un’immagine bellissima e molto idealizzata.
Mia moglie sostiene che è la nuova
incarnazione del mio bisogno di spendermi tutto in qualcosa, come in passato
l’impegno letterario o filosofico. Amo ripetere che lei sarà il Pubblico
Ministero nel giorno del mio giudizio... Ma devo fare i conti con il parere
della persona con cui divido la vita dal 1984. Ci sarà probabilmente un fondo
di verità in questa analisi.
Io spesso ho ripetuto a mia figlia che ho
scelto di rimettermi in gioco per lei, perché mi vergognavo di consegnarle una
città così degradata.
Qualche giorno fa ho rivisto La vita è meravigliosa, il film cardine della mia Bildung. Mi ha
insegnato il valore di un altruismo (riluttante!). Soprattutto mi ha fatto
capire sin dall’adolescenza che noi siamo da sempre in una rete di relazioni
invisibili e che ogni nostro gesto ha immediata efficacia su questa rete, anche
se noi non lo sapremo mai. Questa esperienza la faccio anche come educatore,
talvolta avendo la fortuna di veder fiorire qualche seme lanciato in terreni
fertili.
Non so, a pochi mesi dall’avvio di questa
esperienza, come inciderà sulla mia vita. Una cara amica nel 2001, quando fui
candidato Sindaco in una piccola lista, mi disse di lasciar perdere perché ne
sarei uscito incattivito. L’augurio che faccio a me stesso nell’imminenza del
nuovo anno è di riuscire a tenere in equilibrio le componenti della mia vita,
quella familiare, quella lavorativa e quella politica, facendo in modo che
l’una illumini e corregga l’altra. Nello stesso tempo vorrei che il linguaggio
stesso della politica, oltre che la sua pratica quotidiana, venisse nutrito da
altri linguaggi (quello della poesia, quello del pensiero) affinché non si
insterilisca diventando parola vuota. L’ultimo augurio è che il mio agire sia
efficace. Cambiare anche solo un poco un piccolo pezzo di mondo in meglio è
cosa buona e giusta.
Perché? «Servi inutiles sumus; quod debuimus facere, fecimus»
2 commenti:
Ha la mia stima.
Caro professore, devo confessarle che mi affascinavano molto le sue lezioni di filosofia. Oggi ho l'impressione che si stia perdendo nel contrasto alla nomina di tre collaboratori dell'ufficio di staff del Sindaco. Le chiedo di leggere il testo di una proposta pubblicata a pag. 8 della rivista "Realtà Sannita n°20 16-31 dicembre 2016 dal titolo -"per non dimenticare "l'emergenza terremoto": una Proposta-. Mi interesserebbe molto un suo parere. Io penso che la rivoluzione gentile si organizza mettendo a punto proposte fortemente innovative altrimenti la volontà rivoluzionaria diventa assuafazione indolore. Cosimo Boffa
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