venerdì 26 agosto 2016

La πόλις e i suoi obblighi. Congedo.


Di questa estate ricorderò certo che è stata la fine delle estati come le ho vissute almeno negli ultimi dieci, dodici anni. Era il momento della rigenerazione a contatto con forze primigenie, in ascolto di voci che sfuggono nel caos cittadino, il momento in cui dispiegare pienamente la componente contemplativa del mio spirito. Per un po’ di tempo, non so quanto, tutto ciò non sarà più possibile. Ci ho messo un po’ a capirlo. Poi, come sempre, mi ha aiutato l’etimo delle parole. "Politica" deriva da πόλις, che significa “città”, molto semplicemente. Dunque, la politica pertiene, nella accezione occidentale, ontologicamente alla sfera cittadina, che è circoscritta rispetto alla campagna. La storia, anche dell’arte occidentale, ha sempre reso evidente questo contrasto, talvolta divenuto scontro armato, che si è portato con sé culture e pratiche diverse e spesso non comunicanti. Fino ad oggi ho avuto il privilegio di poter attuare una secessione periodica dal mondo cittadino, riconciliandomi con la terra, i sassi, il grano, gli alberi, le stelle, gli esseri viventi che abitano questo mondo così prosaico e nello stesso tempo affascinante. Ebbene, la “politica” mi costringe a fare una scelta dolorosa ma inevitabile. Non posso più vivere, sebbene “a tempo”, lontano dalla πόλις, dal commercio degli e con gli uomini. Verrei meno all’impegno preso. Questo richiederà una nuova disciplina dell’anima. Non so se sarò altezza del compito.

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