mercoledì 3 febbraio 2010

(D)io


«Chi sono io?» «Una vita che si piega solo momentaneamente alla morte, la speranza che non cancella il dolore ma risolve comunque il mistero e scioglie ogni dubbio… ». Il dubbio, il mistero, il dolore… Nicola è morto. Cosa rimane di lui? Il dubbio, il mistero, il dolore… E il profilo su Facebook: per quanti anni sopravviverà il simulacro al corpo reale di cui fu flebile espressione? Quante mail intaseranno invano la sua casella, vani inviti rivolti al nulla? Sopravviviamo a noi stessi nei meandri della Rete eterna…. «Chi sono io?» «Oggi sono uno, domani un altro? Sono tutt’e due insieme? Davanti agli uomini un simulatore e davanti a me uno spregevole vigliacco?»  Le parole sono così vuote, cembali tintinnanti. Chi fu Nicola? Guardo le foto, ma non riesco a penetrare il suo mistero. E lui ci riuscì? Moriamo. Finisce, improvvisamente, una notte come tante altre, una storia, la nostra storia. È morto Nicola… «Ah, mi spiace… Stasera andiamo a cinema?» Chi ci conobbe realmente? Noi ci conoscemmo realmente? Che pretesa assurda! Poter vivere e comprendere la nostra esistenza! Morremo. E il senso che ci eravamo ostinati a dare alle nostre azioni svanirà con l’ultimo nostro respiro, flatus sine voce. Sarà stato tutto insensato? Sì, tutto. Nessuno ci conobbe, neanche noi stessi. «Chi sono io? Questo porre domande da soli è derisione. Chiunque io sia, tu mi conosci, o Dio, io sono tuo!» Dunque, questa è l’unica prova (ex cordis nescentia) dell’esistenza (dovuta) di Dio.
(alcune delle frasi virgolettate sono di Dietrich Bonhoeffer)

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