Città-Spettacolo
è sempre stata una sorta di ordalia, un “giudizio di Dio” sull’amministrazione
ma anche il momento in cui la città “si mette in scena”. Mai come quest’anno
Benevento è salita sul palco: si è esibita. Sottovalutare questo aspetto, come
molti critici aprioristici hanno fatto e stanno facendo, sarebbe un errore
grossolano. Qui non siamo di fronte alla semplice luna di miele che è concessa
ad ogni politico nei primi mesi del suo mandato ma ad una “corrispondenza d’amorosi
sensi” fra la città e il suo nuovo Sindaco.
Il
mastellismo potrebbe essere definito “biografia di una città”. Mai un politico
espresse pregi e vizi di una comunità in maniera così equanime. Per altro, quelli che a molti appaiono vizi
agli occhi di altri sono virtù: Mastella che canta, Mastella che dialoga con il
Vescovo su Francesco, Mastella che suona i piatti… Certo, si è detto,
presenzialismo, narcisismo. Proviamo ad immaginare Umberto Del Basso De Caro o
Raffaele Del Vecchio che fanno le stesse cose… In Mastella la gente può
riconoscersi. Non c’è distanza, non c’è separatezza.
La
rassegna ci ha detto – questo il dato per me più impressionante – che la gente
ha bisogno di sentirsi parte di una comunità viva. I grandi nomi sono stati il
pretesto per una pulsione profonda che va compresa. Ancora una volta, non
riconoscerlo sarebbe segno di cecità imperdonabile.
Dunque,
per parafrasare un caro amico che oscilla sempre fra l’analisi seria e la provocazione
faceta, «il vero grillino plaude Mastella»? No, al contrario. Riconosce che
egli è in sintonia con il suo popolo.
Allora,
e qui parlo alla mia parte, la sfida, alta, politica e culturale nello stesso tempo, è andare oltre questo “rispecchiamento” mimetico. Anche noi, mi dico,
dobbiamo essere in sintonia con la comunità cui apparteniamo, ma senza
appiattirci su di essa, con lo sguardo che è oltre, che immagina la
possibilità, pur nella fedeltà alla storia, di contaminare e arricchire tale
storia . Se la classe dirigente del centrosinistra era totalmente avulsa dalla
realtà, chiusa in un mondo autoreferenziale, se Mastella (uomo solo, in fondo,
senza partiti di peso, senza classe dirigente, se non rare eccezioni che si
contano sulla punta delle dita) è totalmente dentro una realtà che appare,
dunque, immodificabile e destinata a ripetere sempre il medesimo, ebbene ci
deve essere una terza via, tutta da inventare, nelle pratiche comunitarie,
nelle proposte culturali, addirittura nelle forme della comunicazione che sta a
noi percorrere.