«Denuncerò la magistratura che vuole sovvertire la democrazia» (Silvio Berlusconi, 20.06.2008).
«Si arriva a girare l'ultima scena, che forse più di tutte le altre fa capire il vero senso della pellicola. Silvio Berlusconi (interpretato dallo stesso Nanni Moretti), entra nell'aula di tribunale per presenziare alla lettura della sentenza del processo, presumibilmente il processo SME. È solo, non è più potente, e nessuno dei suoi alleati gli sta vicino. Viene condannato a 7 anni. Ciò nonostante, egli esce fuori dal palazzo di giustizia, ammonendo i giudici a temere la reazione del popolo che non avrebbe permesso la condanna persecutoria di un suo eletto e, dopo aver rilasciato dichiarazioni ai giornalisti, un gruppo di persone viene ad acclamarlo mentre sta entrando nella sua macchina. All'uscita dei giudici invece, gli stessi che avevano festeggiato il condannato, incominciano a tirar loro di tutto, comprese delle bombe Molotov» (Il caimano, voce Wikipedia).
Il film di Moretti (uscito nel 2006, quando la parabola berlusconiana sembrava giunta al suo epilogo), rappresentante intelligente di quella borghesia post-ideologica maturata negli anni Settanta, fu accolto con perplessità perché non ricostruiva gli anni del berlusconismo trionfante né appariva come una docufiction. Era un bellissimo film sulla solitudine che si sublima in passione (la storia del produttore Bruno Bonomo, che dilapida i suoi averi per amore del cinema) e della solitudine che si esorcizza nell'esercizio di un potere "incantatorio" e "assoluto" (la storia del "Caimano"). In realtà, oggi lo sappiamo finalmente, era un film profetico, in cui, come spesso accade ad un grande artista, era previsto il nostro presente.
Berlusconi con la sua sortita finale contro la «magistratura sovversiva» mostra in maniera cristallina come non abbia mai compreso realmente i principi che sono alla base dello Stato liberale. Egli incarna perfettamente quel rischio "totalitario" contenuto nei sistemi democratici che Tocqueville denunciò come "dittatura della maggioranza".
Il nostro paese è in grado di bloccare questa deriva? O gli anticorpi non esistono più per cui assisteremo giorno per giorno alla dissoluzione della separazione dei poteri, tutti "unificati" nelle mani di un solo uomo, che già detiene l'esecutivo e il "mediatico"?