giovedì 19 febbraio 2015

Collins [Silenzio]




Silence

There is the sudden silence of the crowd
above a player not moving on the field,
and the silence of the orchid.

The silence of the falling vase
before it strikes the floor,
the silence of the belt when it is not striking the child.

The stillness of the cup and the water in it,
the silence of the moon
and the quiet of the day far from the roar of the sun.

The silence when I hold you to my chest,
the silence of the window above us,
and the silence when you rise and turn away.

And there is the silence of this morning
which I have broken with my pen,
a silence that had piled up all night

like snow falling in the darkness of the house—
the silence before I wrote a word
and the poorer silence now.

 Billy  Collins

(da The Trouble With Poetry and Other Poems)            

Il silenzio

C’è il silenzio improvviso della folla
sul giocatore immobile nel campo,
e il silenzio dell’orchidea.

Il silenzio del vaso che cade
prima che colpisca il pavimento,
il silenzio della cintura quando non picchia il bambino.

La quiete del bicchiere e, in esso, dell'acqua,
il silenzio della luna
e la quiete del giorno lontano dal ruggito del sole.

Il silenzio di quando ti stringo al petto,
il silenzio della finestra su noi due,
e il silenzio di quando, sollevandoti, ti volti.

E c’è il silenzio di questa mattina
che ho infranto con la mia penna,
un silenzio accumulatosi per la notte intera

come neve che cade nel buio della casa –
il silenzio di prima che scrivessi una parola
e il silenzio più misero adesso.

(Traduzione di Anna Rita Margio e Nicola Sguera)

domenica 8 febbraio 2015

Appendice a Pater

Quand'è che si smette di essere figli e si rimane soltanto padri? No, non è la morte, ma condizione di indipendenza, quando sentiamo di non doverci (poterci?) più appoggiare all'autorità, la guida di un Padre mentre qualcun altro si affida a noi.
Quando hai smesso di essere figlio? Ma poi l'hai mai smesso davvero? Tutti quegli autori che leggi non sono forse tuoi padri anch'essi? Non apprendi ancora da loro? Non ti appoggi forse alla loro autorità? E non apprendi anche da tuo figlio, tu, padre, diventato figlio del figlio?


Portami con te lontano
…lontano…
nel tuo futuro.

Diventa mio padre, portami
per la mano
dov’è diretto sicuro
il tuo passo d’Irlanda
l’arpa del tuo profilo
biondo, alto
già più di me che inclino
già verso l’erba.

Serba
di me ricordo vano
che scrivo mentre la mano
mi trema.

Rema
con me negli occhi al largo
del tuo futuro, mentre odo
(non odio) abbrunato il sordo
battito del tamburo
che rulla - come il mio cuore: in nome
di nulla - la Dedizione.

(Giorgio Caproni)


Sono ancora un figlio, perdonami padre, perché ho peccato...

LR