Non ho mai visto un matrimonio peggio assortito di quello
tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico. Questo non vale tanto e solo per
la diffidenza, che talvolta cela a stento il disprezzo, tra i rispettivi gruppi
dirigenti ma soprattutto per l’astio che regna tra gli elettori e gli
attivisti. Ovviamente i social sono specchio di tale situazione. È surreale
leggere discussioni (a me capita spessissimo sulla mia bacheca FB) in cui un
osservatore ignaro non potrebbe assolutamente capire che stanno dialogando
(meglio: si stanno offendendo) persone che razionalmente e scientemente
appoggiano il medesimo governo. Ci troviamo, dunque, di fronte ad un tipico
matrimonio “d’interesse” in cui la segreta (ma non troppo!) speranza dei
coniugi è che l’altro defunga (elettoralmente) anzitempo.
Nelle letture quotidiane mi ha colpito, però, un argomento
utilizzato dai pentastellati per giustificare l’imbarazzante convivenza con
quelli che fino alla nascita del Conte II erano i “pidioti”. E cioè che (cito
quasi alla lettera) fosse l'unica possibilità esistente, dopo una legge
elettorale fatta da tutti i partiti politici, tutti nessuno escluso, apposta
per non far vincere il M5S da solo. Premesso che viviamo in un tempo privo di
memoria per cui i politici sanno che possono dire qualunque cosa (che pure sarà
resa eterna dai media ma senza incidere sulle decisioni degli elettori), mai
come in questo caso “liquido”, mi permetto di ricordare ai miei vecchi compagni
di strada un pezzetto della storia condivisa.
Agli inizi del 2014 gli iscritti alla piattaforma furono
chiamati, con una procedura innovativa, che prevedeva esperti (il più celebre
dei quali avrebbe lasciato il M5S pochi mesi prima dell’accordo assurdo con la
Lega, Aldo Giannuli) illustrare alcune opzioni elettorali messe al voto. Un
procedimento “pedagogico” con tempi adeguati, fatto per evitare il voto “di
pancia” che avrebbe connotato altre votazioni on-line.
Sulla base delle otto votazioni degli attivisti fu elaborata
una proposta di legge presentata nel luglio 2014.
Ebbene, la legge in questione prevedeva un sistema
proporzionale.
È possibile leggere una ricostruzione dettagliata di tutte
le leggi elettorali appoggiate dal M5S. Ebbene, nessuna di esse avrebbe mai
garantito, anche nel momento di massimo successo, di governare autonomamente,
di «vincere».
Personalmente ho sempre difeso il proporzionale, anche
quando fui schiacciato, insieme a pochi altri, dalla propaganda che lo voleva
causa della democrazia "bloccata” italiana: il famoso (famigerato?)
referendum Segni-Occhetto. Il proporzionale è una garanzia per la democrazia ed
evita una scollatura troppo marcata tra il Paese vero e la sua rappresentanza. Ma
se questo è vero perché gli attivisti oggi si appellano alla legge elettorale
per spiegare il connubio forzato con l’odiato PD? La verità è che il M5S prima
di smarrire la strada era consapevole della sfida ardua di diventare un partito
maggioritario da solo dentro un sistema proporzionale, cioè senza scorciatoie.
Veniamo all’oggi. Il Movimento, dopo la (grottesca?)
manifestazione romana contro il proprio stesso governo sui vitalizi, dovrebbe
convincersi che indietro non si torna. So bene che i miei sono consigli non
richiesti e poco graditi: difficile riconoscere di aver sbagliato non una volta
ma tante. Ciò nonostante mi permetto di suggerire di chiudere con la laudatio
temporis acti, sognando il ritorno all’epoca della “verginità” politica. Troppo
spesso mi capita di parlare con amici che rimpiangono quella “purezza” oramai
perduta. Si prenda atto che il M5S è diventato un partito a tutti gli effetti
che deve fare scelte di campo nette. Perderà inevitabilmente un pezzo del
proprio elettorato ma potrà diventare attrattivo per una nuova generazione.
Meglio in ogni caso dello stillicidio cui stiamo assistendo.
Per intanto, suggerisco ai coniugi infelici una seria terapia di coppia in attesa che gli Stati Generali (omaggio onomastico alla stagione “rivoluzionaria” del Movimento) aiutino a far chiarezza (o a far
esplodere le contraddizioni tra le tre o quattro anime in maniera rumorosa).
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