lunedì 17 febbraio 2020

Un matrimonio di interesse ma non per colpa della legge elettorale [πολιτική]



Non ho mai visto un matrimonio peggio assortito di quello tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico. Questo non vale tanto e solo per la diffidenza, che talvolta cela a stento il disprezzo, tra i rispettivi gruppi dirigenti ma soprattutto per l’astio che regna tra gli elettori e gli attivisti. Ovviamente i social sono specchio di tale situazione. È surreale leggere discussioni (a me capita spessissimo sulla mia bacheca FB) in cui un osservatore ignaro non potrebbe assolutamente capire che stanno dialogando (meglio: si stanno offendendo) persone che razionalmente e scientemente appoggiano il medesimo governo. Ci troviamo, dunque, di fronte ad un tipico matrimonio “d’interesse” in cui la segreta (ma non troppo!) speranza dei coniugi è che l’altro defunga (elettoralmente) anzitempo.
Nelle letture quotidiane mi ha colpito, però, un argomento utilizzato dai pentastellati per giustificare l’imbarazzante convivenza con quelli che fino alla nascita del Conte II erano i “pidioti”. E cioè che (cito quasi alla lettera) fosse l'unica possibilità esistente, dopo una legge elettorale fatta da tutti i partiti politici, tutti nessuno escluso, apposta per non far vincere il M5S da solo. Premesso che viviamo in un tempo privo di memoria per cui i politici sanno che possono dire qualunque cosa (che pure sarà resa eterna dai media ma senza incidere sulle decisioni degli elettori), mai come in questo caso “liquido”, mi permetto di ricordare ai miei vecchi compagni di strada un pezzetto della storia condivisa.
Agli inizi del 2014 gli iscritti alla piattaforma furono chiamati, con una procedura innovativa, che prevedeva esperti (il più celebre dei quali avrebbe lasciato il M5S pochi mesi prima dell’accordo assurdo con la Lega, Aldo Giannuli) illustrare alcune opzioni elettorali messe al voto. Un procedimento “pedagogico” con tempi adeguati, fatto per evitare il voto “di pancia” che avrebbe connotato altre votazioni on-line.
Sulla base delle otto votazioni degli attivisti fu elaborata una proposta di legge presentata nel luglio 2014.
Ebbene, la legge in questione prevedeva un sistema proporzionale.
È possibile leggere una ricostruzione dettagliata di tutte le leggi elettorali appoggiate dal M5S. Ebbene, nessuna di esse avrebbe mai garantito, anche nel momento di massimo successo, di governare autonomamente, di «vincere».
Personalmente ho sempre difeso il proporzionale, anche quando fui schiacciato, insieme a pochi altri, dalla propaganda che lo voleva causa della democrazia "bloccata” italiana: il famoso (famigerato?) referendum Segni-Occhetto. Il proporzionale è una garanzia per la democrazia ed evita una scollatura troppo marcata tra il Paese vero e la sua rappresentanza. Ma se questo è vero perché gli attivisti oggi si appellano alla legge elettorale per spiegare il connubio forzato con l’odiato PD? La verità è che il M5S prima di smarrire la strada era consapevole della sfida ardua di diventare un partito maggioritario da solo dentro un sistema proporzionale, cioè senza scorciatoie.
Veniamo all’oggi. Il Movimento, dopo la (grottesca?) manifestazione romana contro il proprio stesso governo sui vitalizi, dovrebbe convincersi che indietro non si torna. So bene che i miei sono consigli non richiesti e poco graditi: difficile riconoscere di aver sbagliato non una volta ma tante. Ciò nonostante mi permetto di suggerire di chiudere con la laudatio temporis acti, sognando il ritorno all’epoca della “verginità” politica. Troppo spesso mi capita di parlare con amici che rimpiangono quella “purezza” oramai perduta. Si prenda atto che il M5S è diventato un partito a tutti gli effetti che deve fare scelte di campo nette. Perderà inevitabilmente un pezzo del proprio elettorato ma potrà diventare attrattivo per una nuova generazione. Meglio in ogni caso dello stillicidio cui stiamo assistendo.
Per intanto, suggerisco ai coniugi infelici una seria terapia di coppia in attesa che gli Stati Generali (omaggio onomastico alla stagione “rivoluzionaria” del Movimento) aiutino a far chiarezza (o a far esplodere le contraddizioni tra le tre o quattro anime in maniera rumorosa).

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