Malgrado l’uso oramai marginale che ne faccio e la fruizione
pressoché nulla di cui gode, questo blog continua ad avere - a oltre quindici
anni dal suo varo - una funzione preziosa. Mi consente, per certi versi mi
obbliga periodicamente a fare sintesi delle acquisizioni. Interpretare quanto
mi accade, fare tesoro delle esperienze, degli errori, degli inganni e degli
autoinganni è fondamentale per me: l’unico modo per immaginare prospettive,
nuovi percorsi.
L’estate oramai agli sgoccioli è stata “miliare”. Iniziata
con la consapevolezza, da elaborare, che mia figlia andrà a Roma per avviare il
suo percorso di studi che, se Dio vuole, ne farà un medico, ha portato – con le
sue aurore accolte con riconoscenza e i suoi cieli stellati – “illuminazioni”
preziose.
1.
I “mandati” della mia vita si ristrutturano: la
scuola (a causa di una rottura traumatica che mi ha spinto, in dissenso non
ricomponibile con la dirigenza, a dimettermi dalla funzione di collaboratore) è
divenuta, da “seconda casa” che era, un semplice luogo di lavoro, perduta ogni
illusione di potervi creare una comunità pensante e dialogante che aveva mosso
gli ultimi anni. I mesi trascorsi da febbraio ad oggi hanno sanato ogni ferita.
Il premio ricevuto a Sologno è un segno in qualche modo: mi suggerisce che posso
svolgere un ruolo “critico” senza più abitare lo spazio ambiguo della lotta e
del governo dei processi. Soprattutto, quanto accaduto da allora mi ha
confermato di come la fine inattesa di alcune esperienze per noi decisive
possa, se vissuta con consapevolezza, aprire nuovi orizzonti. Ricordo sempre le parole di un uomo complesso, pieno di luci e ombre, ma assai preziose su come un evento apparentemente catastrofico possa essere «la cosa migliore che ci capiti».
2.
Le energie non più utilizzate al servizio della
scuola hanno cercato nuova allocazione, trovandola, in maniera sorprendente,
nella scrittura narrativa. Ho vissuto mesi di immersione totale e furiosa nella
creazione di romanzi e racconti, con quell’eccesso che da sempre è cifra
distintiva nel mio carattere quando vengo colto da “entusiasmo”. Ne sono nate
opere e progetti, uno dei quali vedrà la luce nei prossimi mesi, e che ora mi
desta “timore e tremore”.
4.
Ho ritenuto giusto, coerentemente, ritirarmi da
tutte le attività in cui mi sono impegnato negli ultimi anni. Considero chiusa
la mia lunga stagione di impegno politico e civile. Ciò non intacca in nulla
l’importanza che per me hanno, ad esempio, l’ANPI o i comitati che si battono
per i beni comuni. Semplicemente, credo di non potere, di non volere più
partecipare alla faticosa attività organizzativa perché sento urgere altro,
sento che tutte le mie energie devono essere rivolte altrove.
5.
Questo “altrove”, oltre alla scrittura, è senza
dubbio (e prioritariamente) quel nucleo solido di affetti costituito dalla mia
famiglia. La “vita nova” che si apre quest’anno ha due grandi lavori da pensare
e da svolgere, legati all’avvio della stagione universitaria di mia figlia e alla
contestuale necessità di rinnovare e rigenerare il rapporto coniugale.
6.
Sento in me un’energia buona che nasce dalla
consapevolezza di ciò che sono e di ciò che desidero. Ho imparato, alla soglia
degli sessant’anni, ad accettarmi con tutte le mie contraddizioni (feconde),
senza voler cancellare niente di me, come in passato mi capitava, indulgente ma
anche esigente, conscio dei limiti ma pronto alle sfide per superarle. So quali
sono le cose e chi sono le persone importanti, in una gerarchia che mi è sempre
davanti agli occhi. Ho imparato a dire i no che in passato non sapevo
pronunziare. Perché non do più alcun peso al giudizio altrui. Sono davvero
pochissime le persone della cui opinione oramai mi importa davvero.
Mi accingo ad un nuovo viaggio dopo aver buttato a mare un po’ di zavorra e qualche relazione tossica, soprattutto professionale. L’imbarcazione è leggera, il mare aperto, la meta sconosciuta. Adoro i nuovi inizi.
Non potevo chiedere al Signore grazia più grande di concedermene
ancora un altro.
1 commento:
Caro Nicola, sono passati ormai sette anni da quando mio figlio Antonio ti ha avuto al suo fianco come "riferimento". Ti ringrazio per i semi che hai gettato sul suo percorso di studi e di vita, con passione e grande presenza umana oltre che professionale. Mentre insegnavi ti sei preso cura della sua anima "fragile" di quegli anni e i semi "gettati" sul suo percorso hanno germogliato e adesso lui ne raccoglie i frutti a piene mani! E quell'amore e presenza che ti ho visto dare a tua figlia mi ha sempre commosso e lo fa tutt'ora che ti leggo. Tu lasci il segno, ti si porta dentro!
È bello immaginarti prendere il largo con leggerezza e speranza nuova! Ti auguro mare calmo, venti favorevoli e mete che ti sorprendano.
Un caro abbraccio mitico Professore Sguera!
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