mercoledì 19 novembre 2008

I want to ride my bicycle


100° posto nella classifica di Legambiente, polveri sottili a livelli elevati, disastro totale del blocco del traffico domenicale sia per mancanza di controlli sia per mancanza di senso civico. Che fare? [...].
Lo scorso anno ho acquistato una bicicletta “a pedalata assistita”, dotata cioè di una batteria che aiuta ad affrontare le salite. Poiché l’obiezione che spesso si fa all’uso della bici a Benevento è che, essendo “una discesa e una salita” (cito un caro amico poeta), la città sarebbe poco adatta a questo tipo di mezzo, questa tecnologia “evoluta” (come la definirebbe Ivan Illich, teorico della società conviviale e autore di Elogio della bicicletta, di recente ristampato da Bollati-Boringhieri) risulta perfetta per chiunque – dai quindici ai sessant’anni – vuole tenere insieme attività fisica, decongestionamento del traffico (e delle strade in genere), riduzione dei gas inquinanti e delle polveri sottili. La bici a pedalata assistita non necessita di targa né di casco, non ha costi particolari di manutenzione. Io la uso per andare a scuola, per fare la spesa al mercato e tutti gli altri servizi in città . È scontato dire che con essa non ci sono problemi di parcheggio. Uso la macchina (mista: benzina/gas) solo se devo spostarmi per molti chilometri al di fuori della città. La scelta della bici (e della macchina a gas), oltre ad avere una ricaduta positiva per la salute e per l’ambiente, ha appesantito le mie tasche di “proletario intellettuale”. Arricchisco un po’ meno i Moratti e i Gheddafi, investo un po’ in più in cibi biologici e prodotti vegan, compro qualche libro in più… A Benevento ci sono almeno tre, quattro rivenditori che hanno modelli diversi: da quelli economici sui 500 euro (che sconsiglio perché hanno spesso problemi nelle parti elettriche) a quelli medio-alti (dagli 800 euro in su). Il Comune potrebbe tentare, in via sperimentale, l’acquisto di un blocco di bici a pedalata assistita e lanciare una sorta di “community bicycle program” [...] o bicycle-sharing, che comunque dovrebbe essere un servizio a pagamento. Faccio presente che, nell’ultimo anno, diversi professionisti (avvocati, commercialisti ecc.) hanno acquistato una bici “ecologica” e la usano per il proprio lavoro. Il punto di fondo, infatti, è quello di trovare soluzioni per la quotidianità, non per lo svago. È paradossale prendere la macchina per andare in bici su una pista ciclabile! Una delle tante cose strane che i nostri posteri, speriamo più saggi, non sapranno spiegarsi. La bici deve essere reintegrata nella vita quotidiana. Senza fondamentalismi, garantendo cioè alle persone anziane o ai disabili ottimi servizi pubblici o l’uso della macchina (e non occupando in maniera incivile i posti loro riservati, pessima pratica beneventana). Bisogna andare verso l’integrazione, la complessità. Non esistono, infatti, soluzioni uniche a problemi complessi. Ma ciascuno potrebbe partire da se stesso. Ovviamente, se qualcuno vuole provare per credere, può chiamarmi o contattarmi via mail e fare un giro sulla mia bici: 


«Puoi dire che sono un sognatore 

ma non sono il solo. 
Spero che ti unirai anche tu un giorno».

(apparso su «Messaggio d'oggi»)

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