Una mia alunna di II A (che preferisce l'anonimato), alla richiesta di una relazione molto libera di fine anno, ha scritto queste paginette che ho trovato belle, intense. Resteranno testimonianza di cosa sia la scuola, di cosa possa essere, di cosa debba essere.
N.S.
* * *
I'm exhausted man
Oh, guess what?
I just want to go home
Home, BTS
Il concetto di casa è estremamente complicato da estrapolare e da capire. Di certo se nomino la parola casa ti verrà in mente la struttura in cui vivi, le quattro mura in cui ti trovi, la tua dimora. Solitamente va così: la lasci per andare a scuola la mattina presto e attendi con ansia di varcare nuovamente quella porta solo per poter andare in camera tua, chiuderti nel tuo luogo e tenere la mente occupata dalle tante cose da fare e dai mille progetti di cui ti fai carico. La tua concentrazione va solo su questo, non pensi al resto. Poi la sera ti svaghi con in mano il cellulare, metti le cuffie e la musica al massimo e crei la tua piccola barca dove ti rifugi nei momenti di totale sconforto e in quelli della più estrema serenità. Ma non ti sembra di star ignorando casa tua? Non ti sembra che per essere serena tu stia volutamente ignorando quel posto che dovrebbe farti stare bene? Guardati e osservati. Sei in questa situazione surreale, bloccata lì dentro senza poter muovere un passo al di fuori del portone di casa tua. Con questa didattica a distanza che non riesce del tutto a riempire le tue giornate. Hai i tuoi tempi per fare tutto con calma: puoi svegliarti tre ore prima dell’inizio delle lezioni, come puoi sederti alla scrivania subito dopo esserti alzata dal letto e spegnere la videocamera per i primi cinque minuti della chiamata solo per “riprenderti un po ’”. E passi le due ore di video lezione, mentre il pomeriggio ti dedichi alle lezioni asincrone, che non ci metti così tanto a svolgere. Magari ci sono determinati professori che occupano più tempo degli altri con vari test e lezioni asincrone, come il professore di storia e filosofia, che per quanto sia stressante, motiva i suoi alunni a studiare ogni giorno di più, con gli stimoli più vari. Ma anche queste innovazioni non ti portano via così tanto tempo, arrivando al punto di averne fin troppo. Io e te lo sappiamo bene. Abbiamo talmente tanto tempo a disposizione da non poterlo riempire semplicemente con nuova musica o nuovi progetti e sfuggire alla nostra stessa casa diventa sempre più difficile. Siamo onesti, quello che noi stiamo facendo in questo momento è palesemente aspettare un aiuto esterno che ci tiri fuori da questo maledetto posto, dove i litigi in famiglia aumentano sempre di più e dove i pensieri che i nostri cervelli creano ci soffocano e ci trasportano sempre più giù. Casa non dovrebbe essere questo, lo sai. Eppure prima quella casa non era così tremenda. So bene che preferivi starne all’esterno, ma la situazione non ti ha mai oppressa cos ì come lo sta facendo ora. Lo so bene perché io e te siamo simili, più di quanto pensiamo. Abbiamo sempre fatto di tutto per allontanarci di casa la mattina e andare a scuola, tu con la febbre alta e io che per quel raffreddore fortissimo che non riuscivo più a sopportare utilizzavo tre pacchi di fazzoletti in sole cinque ore. Sole cinque ore. È assurdo pensare che in così poco tempo ogni giorno ci sembrasse di non imparare nulla, eppure avveniva l’esatto opposto . E non intendo tutte quelle date e quei paradigmi che ci siamo dovuti infilare in testa e che poi abbiamo dimenticato subito. Se ci fai caso, potrai notare che è proprio cambiato il nostro modo di pensare, di ragionare e di approcciarci agli altri. Un perfetto esempio è stata la nostra maturazione dallo scorso anno a quello corrente che sta per terminare. Io e te abbiamo fatto un gran bel lavoro su noi stesse, scacciando quella voce che c’era in noi che ci metteva davanti a degli ostacoli troppo difficili da scavalcare, rendendoci conto che proprio accanto a quegli ostacoli c ’era abbastanza spazio che, seppur piccolo, ci ha permesso di passarci di lato e superarli. A volte basta guardare le cose da un’altra prospettiva, senza focalizzarsi solo e unicamente sul proprio punto di vista. Bisogna provare ad empatizzare e comprendere il pensiero di chi ti è intorno, senza doverlo per forza condividere. Ed è proprio qui che sbagliavamo con la filosofia, perché filtravamo il punto di vista dei diversi filosofi con il nostro schema personale, senza aprire veramente la nostra mente ed immedesimarci in un modo di pensare diverso per esplorare nuovi orizzonti, chiamiamoli così. Di certo ora non saremo delle cime nella nostra “materia preferita”, ma almeno riusciamo a cavarcela quando facciamo i test e le comprensioni del testo, che seppur stressanti e poste durante il pomeriggio, penso siano sempre meglio di quei compiti in classe che, boh, dio solo sa come siamo riusciti a superare (daje che un sette in entrambe le materie penso di meritarmelo :D). Ma anche se magari ci può far piacere dormire una scarsa oretta più del solito, anche quegli spaventosissimi test in classe fanno nostalgia. Sai, quando chiedevamo ad alta voce la risposta a qualche domanda e tentavamo di strapparla dai sussurri degli altri per scriverla sui nostri fogli, mi faceva sorridere, stavo bene. Stavo bene anche durante le spiegazioni in classe, con Sguera alla lim che spiegava e l’una che disturbava l’altra proprio nel momento in cui volevamo stare attente. Pare assurdo, no?
Mi mancano tanto anche quelle lezioni, in cui eravamo componente attiva delle spiegazioni mentre stavamo tutti insieme ad ascoltare le parole del professore. E ora in solitudine facciamo partire i video su youtube, che per quanto completi non ci faranno mai gustare l’argomento discusso. Sarà forse per questo che a me degli argomenti svolti durante la DaD sia rimasto poco e niente. Perché era proprio questo il bello della scuola: lo stare insieme. È stato questo che mi ha dato un po ’ più di forza nello svolgere argomenti che ho sempre ritenuto poco interessanti. Non so tu cosa ne pensi a riguardo, ma per il programma che dovevamo svolgere in storia all’inizio dell’anno non avevo proprio motivazione. Ma il coinvolgimento mi ha portata a spingermi più in là e a dare di più. Ed è anche per questo che ho apprezzato di più gli argomenti svolti in classe rispetto agli ultimi affrontati, penso tu possa capire. Abbiamo anche letto insieme il romanzo sulla Rivoluzione e le meditazioni cartesiane, e penso che quello sia stato il metodo di apprendimento più bello. Abbiamo letto, parafrasato, tratto da entrambe le letture cose diverse, nuove opinioni e nuovi modi di pensare, e ci siamo confrontati in classe per chiarirci a vicenda dei dubbi riguardo a quella tresca del romanzo o a quella metafora della cera delle meditazioni. Questa è la scuola. Scuola non è di certo la lezione il pomeriggio, il dividersi in gruppi per presentare delle tesine o per guardare film di cui ci resterà ben poco. Non so, forse sono io che sbaglio o che vedo le cose in modo diverso, ma penso che l’unione faccia veramente la forza. Sarà anche che magari vi vedo un po ’ come casa, quella casa che non è fisicamente in piedi, ma è la casa di cui metaforicamente noi tutti siamo i mattoni. Certamente litighiamo, ci diamo addosso e ci schieriamo in posizioni opposte, ma penso che qui siamo al sicuro. E intanto sono seduta nel salotto di casa mia a scriverti, mentre fisso quella sedia vuota accanto a me che non sarà riempita dalla tua presenza come in classe e aspetto di poter varcare nuovamente la soglia della casa che noi tutti abbiamo costruito.
Nessun commento:
Posta un commento