1. The man in the high castle
La serie merita sicuramente di essere
vista, anche la quarta stagione stroncata da una parte della critica, che
invece presenta intuizioni felici che pur la portano lontanissima dal romanzo La svastica sul sole. Sempre più,
infatti, la “salvezza” - che in Dick viene affidata a processi autonomi di “illuminazione”
interiore e pertengono, dunque, la sfera etica (come in Tagomi) o estetica
(come in Childan o Frank) o spirituale (come in Juliana) – appare demandata ad
un arduo percorso di consapevolezza politica, che in alcuni passa dalla messa
in discussione del retaggio familiare (Jennifer Smith), in altri dalla storia
del proprio “popolo” (la resistenza comunista dei neri americani). Il messaggio
finale: ci sono molte Americhe. Una certamente “collaborazionista”, che trova
nel nazismo la verità profonda delle sue pulsioni razziste e antisemite. Ho
trovato sintomatico (e “adulto”) il rifiuto da parte della BCR della bandiera a
stelle e strisce come simbolo di una riscossa unitaria: Elijah la rigetta come
segno di un Paese che vessava il suo popolo. E, dunque, le alleanze vanno
cercate altrove: con i Latinos, con gli Ebrei, finanche con i disertori nazisti
preferibilmente (quanto vero in questi giorni americani dove riesplode la questione razziale...).
Mi è apparso particolarmente rilevante che
al centro della narrazione e delle sue svolte vi siano delle donne.
Semplificando, potremmo dire che se il “male assoluto” è rappresentato sempre
da maschi (in particolare Hitler, Heusmann, Himmler, Smith, Black, questi
ultimi nel loro tormento), pur non mancando donne molto malvagie
(soprattutto in virtù del loro fanatismo, come ad esempio Margarete Himmler), i
personaggi femminili sono il polo positivo, luminoso. In assoluto, va da sé, Juliana
Crain (come nel romanzo, centro dell'intera vicenda), ma anche la “pacifista” principessa Michiko, la
leader guerrigliera della Black Communist Rebellion, Bell Mallory, la stessa
Helen Smith, il personaggio più complesso e tormentato della serie, che alla
fine diventerà il deus ex machina
dell’intrigo. Ma anche personaggi minori, come la prima figlia di questa,
Jennifer, o la compagna, poi moglie giapponese di Robert Childan o le tante
donne anonime che supportano la resistenza (ad esempio la panettiera rimasta
sfigurata dall’esplosione atomica o la leader della comunità cattolica in cui
Frank trova provvisoriamente rifugio).
2. Dick genio ma...
Una provocazione su cui tornare: e se Dick fosse
un genio ma non un grande scrittore?
Proprio quando chiudevo il pezzo per «Sonar» ho
scoperto che era uscito un libro ucronico che si presenta intrigante. Si tratta
di Civilizzazioni di Laurent Binet (La nave di Teseo, 2020) in cui gli amerindi attraversano l’Oceano e sottomettono
il vecchio continente.
Al di là dell’effetto straniante (che è
sempre “risveglio” da un sonno dogmatico), tali esperimenti ucronici, come ho
suggerito, possono essere proficuamente messi al servizio della didattica della
storia, non solo nel senso di una sua maggiore appetibilità (la storia è da
sempre una delle materie meno amate dagli studenti). L’ucronia è un esercizio
di libertà. Soprattutto se viene fatta applicare anche al proprio vissuto. Ad
esempio, la bella invenzione della serie di cui abbiamo parlato (assente nel
romanzo), per cui alcuni personaggio (Tagomi e Smith) “vedono” in un altro
mondo del multiverso loro vite alternative, può spingere un bravo docente a
guidare gli allievi lungo ricostruzioni alternative delle proprie vite,
individuando dei veri e propri punti di svolta. Passando poi allo stesso
esercizio nel campo storico.
4. Filosofia e serie tv
Oltre che per la storia, le serie tv
possono rivelarsi preziosi anche nell’insegnamento della filosofia.
Un giovane professore di filosofia, Tommaso Ariemma, si è cimentato con questa sfida utilizzando Walking Dead, Lost o Black
Mirror per spiegare Platone, Aristotele o Cartesio.
Poiché nella “formazione” dei nostri ragazzi
le serie sono destinate ad avere nei prossimi anni un peso determinante è bene,
dunque, dotarsi – anche sperimentalmente e ciascuno per proprio conto – di strumenti
adeguati ad integrare tutto questo in una visione del mondo quanto più possibile
coerente.
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