giovedì 4 giugno 2020

Spigolature sull'ucronia e il suo uso didattico (a partire da P.K. Dick) [σχολή]

Ho scritto su «Sonar» di questi argomenti. Ci torno per qualche spigolatura.


1. The man in the high castle

La serie merita sicuramente di essere vista, anche la quarta stagione stroncata da una parte della critica, che invece presenta intuizioni felici che pur la portano lontanissima dal romanzo La svastica sul sole. Sempre più, infatti, la “salvezza” - che in Dick viene affidata a processi autonomi di “illuminazione” interiore e pertengono, dunque, la sfera etica (come in Tagomi) o estetica (come in Childan o Frank) o spirituale (come in Juliana) – appare demandata ad un arduo percorso di consapevolezza politica, che in alcuni passa dalla messa in discussione del retaggio familiare (Jennifer Smith), in altri dalla storia del proprio “popolo” (la resistenza comunista dei neri americani). Il messaggio finale: ci sono molte Americhe. Una certamente “collaborazionista”, che trova nel nazismo la verità profonda delle sue pulsioni razziste e antisemite. Ho trovato sintomatico (e “adulto”) il rifiuto da parte della BCR della bandiera a stelle e strisce come simbolo di una riscossa unitaria: Elijah la rigetta come segno di un Paese che vessava il suo popolo. E, dunque, le alleanze vanno cercate altrove: con i Latinos, con gli Ebrei, finanche con i disertori nazisti preferibilmente (quanto vero in questi giorni americani dove riesplode la questione razziale...).
Mi è apparso particolarmente rilevante che al centro della narrazione e delle sue svolte vi siano delle donne. Semplificando, potremmo dire che se il “male assoluto” è rappresentato sempre da maschi (in particolare Hitler, Heusmann, Himmler, Smith, Black, questi ultimi nel loro tormento), pur non mancando donne molto malvagie (soprattutto in virtù del loro fanatismo, come ad esempio Margarete Himmler), i personaggi femminili sono il polo positivo, luminoso. In assoluto, va da sé, Juliana Crain (come nel romanzo, centro dell'intera vicenda), ma anche la “pacifista” principessa Michiko, la leader guerrigliera della Black Communist Rebellion, Bell Mallory, la stessa Helen Smith, il personaggio più complesso e tormentato della serie, che alla fine diventerà il deus ex machina dell’intrigo. Ma anche personaggi minori, come la prima figlia di questa, Jennifer, o la compagna, poi moglie giapponese di Robert Childan o le tante donne anonime che supportano la resistenza (ad esempio la panettiera rimasta sfigurata dall’esplosione atomica o la leader della comunità cattolica in cui Frank trova provvisoriamente rifugio).

2. Dick genio ma...

Una provocazione su cui tornare: e se Dick fosse un genio ma non un grande scrittore?

 3. Civilizzazioni: un romanzo ucronico

Proprio quando chiudevo il pezzo per «Sonar» ho scoperto che era uscito un libro ucronico che si presenta intrigante. Si tratta di Civilizzazioni di Laurent Binet (La nave di Teseo, 2020) in cui gli  amerindi attraversano l’Oceano e sottomettono il vecchio continente. 
Al di là dell’effetto straniante (che è sempre “risveglio” da un sonno dogmatico), tali esperimenti ucronici, come ho suggerito, possono essere proficuamente messi al servizio della didattica della storia, non solo nel senso di una sua maggiore appetibilità (la storia è da sempre una delle materie meno amate dagli studenti). L’ucronia è un esercizio di libertà. Soprattutto se viene fatta applicare anche al proprio vissuto. Ad esempio, la bella invenzione della serie di cui abbiamo parlato (assente nel romanzo), per cui alcuni personaggio (Tagomi e Smith) “vedono” in un altro mondo del multiverso loro vite alternative, può spingere un bravo docente a guidare gli allievi lungo ricostruzioni alternative delle proprie vite, individuando dei veri e propri punti di svolta. Passando poi allo stesso esercizio nel campo storico.

4. Filosofia e serie tv

Oltre che per la storia, le serie tv possono rivelarsi preziosi anche nell’insegnamento della filosofia.
Un giovane professore di filosofia, Tommaso Ariemma, si è cimentato con questa sfida utilizzando Walking Dead, Lost o Black Mirror per spiegare Platone, Aristotele o Cartesio.
Poiché nella “formazione” dei nostri ragazzi le serie sono destinate ad avere nei prossimi anni un peso determinante è bene, dunque, dotarsi – anche sperimentalmente e ciascuno per proprio conto – di strumenti adeguati ad integrare tutto questo in una visione del mondo quanto più possibile coerente.





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