mercoledì 3 giugno 2020

Storia imprevedibile del mondo [σχολή]



Dopo le prime settimane “eroiche”, la mia DaD è diventata sperimentazione di piccoli gruppi che, anche stando alle relazioni di fine anno che i ragazzi stanno creativamente e liberamente stilando (cfr. qui), sono stati il momento più significato del percorso da marzo a oggi.
Ho lasciato ampia libertà di scelta ai ragazzi stessi dei temi da affrontare: siamo andati dal “Cinephysis” (troppo lungo da spiegare il senso del nome, un'altra volta), in cui i ragazzi hanno visto film che probabilmente non avrebbero mai degnato di attenzione (ma adatti ai loro ritmi), al “404 Jesus not found”, in cui abbiamo letto il libro di Augias e Pesce dedicato al Gesù storico, dalla lettura di quotidiani e riviste su temi d’attualità al cineforum dedicato ai film storici legati al percorso. Discorso a parte merita “La setta dei poeti estinti”, le cui stille spero possano diventare una piccola pubblicazione (cui lavorare durante l’estate).
Uno dei gruppi ha lavorato, su mia proposta, intorno ad un libro molto atipico di storia, che mi sento di consigliare caldamente ai colleghi di ogni disciplina perché, a mio avviso, è esempio eccellente di ciò intorno a cui spesso noi giriamo a vuoto o tornando su temi triti e ritriti cercando connessioni interdisciplinari. Si intitola Storia imprevedibile del mondo: Tutto ha una storia, anche quello che non ti aspetti, e tutte le storie sono collegate. È uscito nel 2019 con il Saggiatore. Autori due storici inglesi, Sam Willis e James Daybell, che scrivono introducendolo: 

 «Questo libro affonda le sue radici nel nostro podcast intitolato Histories of the Unexpected, un’esperienza che, in quanto storici di professione, ci diverte e stimola più di qualsiasi altra cosa ci sia mai capitata prima. Ha completamente cambiato il modo in cui pensiamo al passato – e al presente – e speriamo sortisca lo stesso effetto su tutti voi.
L’idea è semplice. Noi siamo convinti che ogni cosa – e intendiamo proprio qualunque cosa, anche gli argomenti più sorprendenti – abbia una sua storia e che tutte quelle storie siano legate in modi imprevedibili e spesso quasi magici.
Questo libro vuole essere un viaggio alla scoperta della storia in cui si affrontano alcuni fra i più grandi temi del passato – dai Tudor alla Seconda guerra mondiale, dall’impero romano all’epoca vittoriana – passando però attraverso argomenti davvero sorprendenti.
In queste pagine scoprirete che la storia della barba rimanda alla Guerra di Crimea; che nella storia delle graffette si parla della Stasi; che la storia della bolla (ma anche quella dei gatti) è intrinsecamente legata alla Rivoluzione francese; che il Titanic, il disastro nucleare di Hiroshima e Ground Zero sono tutti collegati e hanno anche a che fare con Grandi speranze di Charles Dickens; saprete perché la storia della cicatrice è così importante; perché la storia dei camini è tanto affascinante; perché la storia della neve è una ricca fonte d’ispirazione».

Inevitabile per me incontrarlo. Ho sempre vissuto con insofferenza da docente la storia come usualmente mi è stata insegnata e, purtroppo, viene insegnata. Ho sempre pensato che quanto costituisce la quotidianità di «gente meccaniche e di piccol affare» sia meritevole di attenzione quanto e più di quel che accade a sovrani e «qualificati personaggi». Quella che chiamo in senso lato «storia materiale» mi appassiona ben più di battaglie e paci. Cerco di trasmettere tale approccio alla storia ai miei allievi, innestando nella programmazione letture di saggi dedicati all’alimentazione piuttosto che all’abitare, al vestire piuttosto che alle pratiche sessuali
Il libro in questione è una vera miniera. Purtroppo ne abbiamo potuto leggere solo pochi capitoli, scelti a turno dai ragazzi (dedicati alle lacrime, ai sogni, al coraggio, all’ombra, all’odore, alla firma). A tale letture si sono accompagnati, talvolta, dei lavori creativi “a partire dal” testo. E qui ho colto una possibilità per il futuro da perfezionare, notando come un “contenuto” possa consentire al ragazzi un lavoro di elaborazione autonomo che stimoli i suoi personalissimi talenti. 
Ad esempio, Giulia, Rebecca e Chiara hanno postato queste immagini realizzate da loro quando abbiamo lavorato sulle mani. 


Elvira, invece, ha scritto:
E tu che mi chiedi
come t’amo,
traditrice la mia mano
prende la tua
rivelando tutto
le mie dita si intrecciano
con le tue
formando un sinolo
e, così le nostre dita, così le nostre anime.

In assoluto, devo dire che mi è piaciuta moltissimo l’intervista che Gianmarco ha fatto a Marika, in relazione agli odori, che riporto integralmente. 

Il testo Storia imprevedibile del mondo, nel capitolo sul profumo, dice che grazie alla tecnica di Bermuda è stato possibile estrarre aromi da edifici e oggetti di vario genere come i libri! In seguito parla dell’odore dei libri vecchi, che è sostanzialmente acido acetico, benzaldeide, esanolo e vanillina. Fragranza che è apprezzata da molti, infatti coloro i quali odorano in modo compulsivo i libri sono affetti dalla bibliosmia. Per saperne di più a riguardo ho deciso di intervistare una bibliosmiaca puro sangue, una sedicenne di nome Marika Mirra che frequenta la prima liceale del Giannone. Ci tengo a specificare che la testimonianza di Marika è stata integrata con fatti non reali. Potremmo dire che questa intervista è tratta da una storia vera ma gonfiata con alcuni dettagli. La domanda 6 è del tutto inventata. Ho chiesto a Marika il permesso di poter scrivere il suo nome e di porle qualche domanda, lei ha gentilmente risposto.

Intervista ad un’annusatrice seriale

1) Ciao Marika, grazie per aver accettato di rispondere a qualche domanda, ma saltando i convenevoli e andando subito al sodo, partiamo da una domanda facile facile, puoi dirci quando è iniziata questa tua “mania” di annusare i libri?
- Beh se proprio vuoi che vada direttamente al sodo, ti dico che sin da piccolina ero solita annusare i libri, soprattutto i saggi scolastici, l’odore della carta fresca delle cartolerie. Andando avanti col tempo è diventata una mania progressiva. Ad onor del vero va detto che all’epoca non avevo alcuna idea della composizione chimica della carta, nonostante la dipendenza che questa generava ora invece posso definirmi quasi esperta. Pensa che in molti libri è curioso trovarci la benzaldeide, sostanza che sa un po' di mandorle amare, invece meno rassicurante è sicuramente la presenza di etilbenzene, un sospetto cancerogeno. Eh già, pare che i libri molto vecchi siano fatti essenzialmente di quelle sostanze, meglio non annusarli affatto!

2) Grazie per questa interessante parentesi sulla composizione dei libri, credo tu sia un’esperta a tutti gli effetti. Colgo l’occasione allora, rimanendo nel campo della scienza, per porti un’altra domanda. Un chimico inglese Andy Brunning ha cercato di rispondere alla seguente domanda: per quale motivo l’odore emanato dai libri affascina? Ti rivolgo lo stesso quesito, cosa ti attrae dell’odore di un libro?
- Ad essere sincera, escludendo il fattore chimico, non saprei, oramai è un riflesso condizionato. So solo ce se non odoro un libro avverto una sensazione di scomodità, sembra strano, ma ha degli effetti anche sulla respirazione che diviene irregolare, è come se il mio corpo opponesse resistenza. Appena un libro sfiora le mie mani il mio naso fiuta subito la sua fragranza inebriante, pensa che ci sono casi, (rari sia chiaro!) che non riesco a sfogliare la pagina appena letta se prima non gli do una “sniffata” seppure veloce! Un fastidio mi pervade che non mi consente di proseguire la lettura, è come se la mia concentrazione si indebolisse.

3) Wow! Da immune dal vizio, mi risulta impensabile, quasi ti invidio! Da una lettura tu riesci a trarre un piacere incommensurabile. Andiamo avanti. Hai parlato di “sfogliare”, allora la domanda è quasi spontanea: cosa pensi degli e-book? Quale sarà il futuro? Pensi che la nostra benamata carta possa non tramontare mai?
- Bella domanda, ti rispondo subito. Non credo tramonterà mai. O meglio, se fosse stata al capolinea, l’era del cartaceo intendo, gli e-book avrebbero sormontato di gran lunga la carta, invece scopro (con mia somma gioia!), che non è così. Il libro cartaceo è sacro. Tuttavia pur di leggere mi sono adattata anche al digitale, ma girare per una libreria vera è un’esperienza non paragonabile in alcun modo a nessun fornitissimo catalogo virtuale. Inoltre facilmente intuibile è il primo problema degli e-book… Non odorano! Però, c’è un però. Si è ovviato al problema comprando veri e propri “deodoranti all’aroma di libro”. Ciò dice molto sull’importanza di un buon profumo , determinante, durante l’esperienza di lettura. Sentire nell’aria certi aromi ci rilassa, conducendo la nostra psiche verso stati d’animo che ricordiamo con piacere.

4) Non si finisce di imparare mai cose nuove… candele e deodoranti all’aroma di profumi, chi lo avrebbe mai pensato. Tu hai parlato di ricordare… ecco a tal proposito non vi è alcun dubbio che l’odore di alcuni libri sia legato intimamente a chi li ha posseduti. E’ giusto quindi affermare che i libri hanno il potere di assorbire qualcosa, che poi si manifesta nel profumo?
- Assolutamente sì. Anzitutto come capì ben presto Proust, vi è un legame sorprendente fra gli odori e la memoria. Alcuni libri riportano a determinati ricordi perché qualcosa di chi li ha letti, maneggiati resta come impigliato fra le pagine. Non credo sia solo suggestione. Ogni volta che apro l’anta della libreria chiusa, dove conservo alcuni libri, vengo investito da una fragranza delicata. Forse in parte è anche l’odore del legno del mobile, che unito alle pagine di libri e riviste fa un delizioso mix che sa di “casa”. Quando entro in una edicola è quasi immediato il ricordo dell’infanzia. Quell’odore di cui sono intrisi quei fumetti di topolino, oramai abbandonati, riporta alla mente aspetti del passato, legami, dettagli intimi e personali. Ci tengo a sottolineare che i fumetti hanno un odore particolare, forse perché per la maggior parte sono fatti di carta riciclata, credo. Alcuni fumetti vecchissimi odorano di pane bruciacchiato.

5) Bene ne comprerò qualcuno. Questa intervista, a malincuore, si avvia al termine. Marika possiamo parlare un attimo dei tuoi gusti. Hai delle preferenze? Nel dettaglio: meglio i libri vecchi o quelli freschi di stampa? Il genere del libro influenza in qualche modo, un horror ispira una fragranza meno gradevole?
- Molti bibliosmiaci non converranno con me nell’affermare che non c’è profumo di libro che tenga, all’aroma di carta e inchiostro di un libro stampato da poco. Adoro annusare libri anche datati, trovati un vecchio scaffale. Attenzione, questo è un avviso per un probabile lettore bibliosmiaco, disinfettate i libri vetusti, per così dire, perché si potrebbero inalare muffe non sane per il nostro corpo. Quindi è bene disinfettare, o nella peggiore delle ipotesi mandarli al macero, se c’è poco da salvare. Una mia amica ha ereditato dei libri, che erano stati conservati in cantina, letteralmente ammuffiti. C’erano edizioni vecchie di grandi classici, li avrebbe potuti donare (perché oltretutto i libri malati impregnano anche quelli sani), ma non le è stato possibile. Sono stata un po' prolissa, scusa per questo inciso. Non essendo una psicologa non so fino a quando un genere possa condizionare il lettore. Personalmente qui non ho preferenze. Quando leggo un horror, beh… non ho paura ad annusarlo ecco. 

6) Ultima domanda lo giuro. Ci tengo però prima a ringraziarti ancora una volta, è stata un’intervista che mi ha appassionato molto, si sono affrontate tematiche importanti come gli e-book. Per questo volevo farti un’ultima domanda, di carattere sociologico. Quali sono le reazioni più diffuse quando qualcuno vede annusarti n libro? Vince lo stupore, il pregiudizio, o, e mi auguro di no, la derisione. So che è una domanda un po' spinosa, puoi anche astenerti dal rispondere.
- Non ho alcuna difficoltà nel risponderti perché ho mai ricevuto alcun tipo di beffa, non sono mai stata oggetto di prese in giro. Certo ho assistito a qualche risatina forse dovuto all’imbarazzo, ma non le biasimo. Tornando alle reazioni più frequenti, molti sono pervasi da una curiosità, quasi morbosa. Altri invece preferiscono il silenzio, talvolta disinteressato, talvolta semplicemente non sanno che dire. Ecco l’unica cosa che ci tengo a specificare e che non si tratta di una patologia o peggio ancora di una malattia. Per il resto non credo che siamo una categoria, se tale ci possiamo definire, che viene presa di mira. Siamo una società abituata a rapportarci al diverso sempre con una certa diffidenza d'altronde».

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