domenica 14 settembre 2025

Incipit vita nova

 


Malgrado l’uso oramai marginale che ne faccio e la fruizione pressoché nulla di cui gode, questo blog continua ad avere - a oltre quindici anni dal suo varo - una funzione preziosa. Mi consente, per certi versi mi obbliga periodicamente a fare sintesi delle acquisizioni. Interpretare quanto mi accade, fare tesoro delle esperienze, degli errori, degli inganni e degli autoinganni è fondamentale per me: l’unico modo per immaginare prospettive, nuovi percorsi.

L’estate oramai agli sgoccioli è stata “miliare”. Iniziata con la consapevolezza, da elaborare, che mia figlia andrà a Roma per avviare il suo percorso di studi che, se Dio vuole, ne farà un medico, ha portato – con le sue aurore accolte con riconoscenza e i suoi cieli stellati – “illuminazioni” preziose.

1.      I “mandati” della mia vita si ristrutturano: la scuola (a causa di una rottura traumatica che mi ha spinto, in dissenso non ricomponibile con la dirigenza, a dimettermi dalla funzione di collaboratore) è divenuta, da “seconda casa” che era, un semplice luogo di lavoro, perduta ogni illusione di potervi creare una comunità pensante e dialogante che aveva mosso gli ultimi anni. I mesi trascorsi da febbraio ad oggi hanno sanato ogni ferita. Il premio ricevuto a Sologno è un segno in qualche modo: mi suggerisce che posso svolgere un ruolo “critico” senza più abitare lo spazio ambiguo della lotta e del governo dei processi. Soprattutto, quanto accaduto da allora mi ha confermato di come la fine inattesa di alcune esperienze per noi decisive possa, se vissuta con consapevolezza, aprire nuovi orizzonti. Ricordo sempre le parole di un uomo complesso, pieno di luci e ombre, ma assai preziose su come un evento apparentemente catastrofico possa essere «la cosa migliore che ci capiti».

2.      Le energie non più utilizzate al servizio della scuola hanno cercato nuova allocazione, trovandola, in maniera sorprendente, nella scrittura narrativa. Ho vissuto mesi di immersione totale e furiosa nella creazione di romanzi e racconti, con quell’eccesso che da sempre è cifra distintiva nel mio carattere quando vengo colto da “entusiasmo”. Ne sono nate opere e progetti, uno dei quali vedrà la luce nei prossimi mesi, e che ora mi desta “timore e tremore”.

3.      Dunque, se fino a pochi mesi fa mi sarei definito, come mi accade da decenni, un professore o, meglio, un educatore, oggi sento di essere e di voler essere prima di tutto uno scrittore. Qualcuno potrebbe obiettare che scrivo dagli anni Novanta e che il primo libro risale oramai al 2012. Vero. Ma è come se quanto scritto fino ad ora (ad eccezione di un racconto, poesie, prose saggistiche e aforismi) “accompagnasse” la mia vita, come strumento di consapevolezza senza mai essere una vera e propria attività autonoma. Per altro, mi sono sempre considerato essenzialmente un poeta per formazione e sensibilità. Scoprire in me tante storie che reclamavano di essere raccontato ha stupito, lo confesso, anche me. Così come sperimentare il piacere fisico di scrivere, di “inventare”. È come se il bambino che sognava sin dall’infanzia ad occhi aperti, sopravvissuto nell’adulto, avesse trovato, finalmente, il senso di quell’attività.

4.      Ho ritenuto giusto, coerentemente, ritirarmi da tutte le attività in cui mi sono impegnato negli ultimi anni. Considero chiusa la mia lunga stagione di impegno politico e civile. Ciò non intacca in nulla l’importanza che per me hanno, ad esempio, l’ANPI o i comitati che si battono per i beni comuni. Semplicemente, credo di non potere, di non volere più partecipare alla faticosa attività organizzativa perché sento urgere altro, sento che tutte le mie energie devono essere rivolte altrove.

5.      Questo “altrove”, oltre alla scrittura, è senza dubbio (e prioritariamente) quel nucleo solido di affetti costituito dalla mia famiglia. La “vita nova” che si apre quest’anno ha due grandi lavori da pensare e da svolgere, legati all’avvio della stagione universitaria di mia figlia e alla contestuale necessità di rinnovare e rigenerare il rapporto coniugale.

6.      Sento in me un’energia buona che nasce dalla consapevolezza di ciò che sono e di ciò che desidero. Ho imparato, alla soglia degli sessant’anni, ad accettarmi con tutte le mie contraddizioni (feconde), senza voler cancellare niente di me, come in passato mi capitava, indulgente ma anche esigente, conscio dei limiti ma pronto alle sfide per superarle. So quali sono le cose e chi sono le persone importanti, in una gerarchia che mi è sempre davanti agli occhi. Ho imparato a dire i no che in passato non sapevo pronunziare. Perché non do più alcun peso al giudizio altrui. Sono davvero pochissime le persone della cui opinione oramai mi importa davvero.

Mi accingo ad un nuovo viaggio dopo aver buttato a mare un po’ di zavorra e qualche relazione tossica, soprattutto professionale. L’imbarcazione è leggera, il mare aperto, la meta sconosciuta. Adoro i nuovi inizi. 

Non potevo chiedere al Signore grazia più grande di concedermene ancora un altro.