giovedì 6 marzo 2025

UE, USA, Russia, Ucraina, Scurati (troppe cose!) e me (parva res)

 


Poiché evidentemente, malgrado le prese di posizione pubbliche, il mio punto di vista sui grandi eventi contemporanei non è chiara (per quanto esso possa contare…), ritenendo alcune delle voci che mi sollecitano (tra altre indegne di risposta), scrivo brevemente e per punti, in modo da non lasciare adito a dubbi interpretativi, una riflessione, consapevole che stiamo vivendo uno snodo importante della storia planetaria che ha il merito di strappare cieli di carta, maschere dietro cui troppi hanno cercato rifugio. 

1) alcune riflessioni svolte già nel 2022 per spiegare ai nostri allievi gli accadimenti relativi alla guerra russo-ucraina testimoniano la lettura, che all’epoca era minoritaria e veniva stigmatizzata. In sintesi: Putin è un autocrate, la Russia è una “democratura” (l’ha detto anche Eric Gobetti qualche giorno fa a Casa Naima), ma ha cercato legittimamente per anni di tutelarsi rispetto all’espansione ad Esta della Nato, frutto di una hybris politica sorretta da una volontà egemonica cui l’UE si è prestata senza alcuna resistenza. L’obiettivo della guerra con la Russia da parte degli USA, per interposta Ucraina e con le truppe ausiliarie europee era duplice: indebolire la Russia, indebolire l’UE. Il primo obiettivo è stato clamorosamente fallito. Il secondo, purtroppo, raggiunto in pieno. Soprattutto se guardiamo ai parametri economici, che fanno il paio con le scelte protezionistiche di Trump, imposte senza concertazione, come sempre in nome degli interessi americani. Avevamo ragione. Ma è di nessuna consolazione. Probabilmente l’episodio simbolicamente più significativo della “guerra segreta”, occultata da quella palese, è stato il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream (pare ad opera di agenti ucraini con copertura polacca). Il matrimonio tra Europa (Germania) e Russia non si aveva da fare… 

Ciò non toglie il rispetto assoluto per un popolo invaso e sofferente. A patto di ricordare che tal invasione è stata extrema ratio seguita ad un colpo di Stato pilotato da Washington (Euromaidan, 2013), dopo il quale si iniziò a vessare la minoranza russofona, concentrata ai confini con la Russia, non disdegnando l’uso di milizie neo-naziste. Il presidente eletto nel 2019 Volodymyr Zelens’kyj si è prestato, incautamente, al gioco statunitense. Poteva risparmiare al suo paese un’inaudita sofferenza se solo avesse capito davvero quanto era in atto. Il libro più illuminante su tutta la vicenda è quello di Todd (La sconfitta dell’Occidente). 

2) L’elezione di Trump, il ribaltamento della strategia nei confronti della Russia, improvvisamente divenuta partner affidabile, la scelta di imporre all’UE un vassallaggio vergognoso o essere messa da parte, stanno cambiando in maniera impetuosa (al punto che gli stessi analisti politici fanno fatica a capire) lo scenario geo-politico e economico planetario. L’UE, in maniera come sempre balbettante (essendo essa un ircocervo rimasto sempre a metà del suo percorso: né confederazione né federazione, finanche priva del fondamento di ogni organismo politico degno di questo nome, una Costituzione), ipotizza una via europea alla crisi, ostinandosi a voler difendere un’Ucraina che oramai sarà smembrata e colonizzata (è troppo evocare il patto Ribbentrop-Molotov in vista dell’invasione polacca per utilizzare il metodo analogico?). Insomma, la storia, come intuito dal 2001, si è impetuosamente rimessa in moto, smontando la favola disneyana della sua fine nel pacifico regno delle merci (e del “gioco”, direbbe Baricco). Dunque, nel “mundus furiosus” finalmente i popoli europei sono giunti al vero bivio, dopo essere stati eterodiretti (l’UE e l’euro sono nati per volere degli USA, per quanto mi riguarda è evidente), possono divenire adulti, uscire dalla condizione di minorità seguita alla catastrofe della seconda guerra mondiale. Hegel ci ha insegnato in concetto di “astuzia della storia” o “eterogenesi dei fini”. Io resto convinto, come Streeck (Globalismo e democrazia), che solo piccoli stati possano garantire i diritti veramente importanti (quelli sociali) e una democrazia sostanziale. Quindi, resto scettico su un grande organismo politico europeo. Ma se questi accadimenti chiariranno cosa l’Europa vuole fare da grande sarà un bene in ogni caso. La via maestra resta quella costituente, in caso di ulteriore (e prevedibile) bocciatura, la creazione di una confederazione che restituisca ampie autonomie agli Stati membri.

3) Antonio Scurati, che apprezzo moltissimo come romanziere, di cui non sempre condivido prese di posizione politiche (a dire il vero quasi mai), ha scritto un lungo e appassionato articolo in merito alla discussione sull’aumento della spesa militare che, ancora una volta in maniera strabica, i leader europei ritengono di dover perseguire come risposta al rovesciamento trumpiano del tavolo. L’autore di M sposta, però, il piano della sua riflessione, ricordando come il pacifismo (ideologia meritoria ma che non può diventare piattaforma politica) e l’invecchiamento demografico rendano impensabile che qualcuno possa difendere l’Europa, come accadde nel 1943, in caso di invasioni. Non è una riflessione “bellicista”, nessun retaggio dannunziano, nessuna esaltazione della guerra come “igiene dei popolo”. Solo un memento: ci sono epoche della storia in cui per avere la pace è necessario combattersi per difendersi. E Scurati incardina la sua riflessione, tragica indubitabilmente ma anche realistica, sull’eredità della Resistenza: la rivendica nell’imminenza dell’80° anniversario. Io mi riconosco pienamente nelle sue parole. E spero che tutti i chiarimenti fatti servano non dico ad evitare l’odio di insulsi personaggi quanto a rendere chiara la mia posizione agli amici che da me dissentono.