domenica 23 settembre 2012

ordine

So che non riuscirò a mantenere fede all’impegno di scrivere quotidianamente. Ma, come in ogni cosa, è bene porsi mete, anche se poi disattese. Danno il senso di una direzione. 
Ebbene, dopo quasi tre mesi di sole, silenzio, scrittura a mano (poca) e solitudine, sono di nuovo immerso fino in fondo nel commercio con le persone: la concretezza del volti dei miei nuovi alunni e le parole disincarnate di Facebook, gli impegni associativi… 
È necessario un principio d’ordine, che solo la scrittura riesce a darmi. Eppure ho capito che proprio le nuove tecnologie tendono a moltiplicare i luoghi di scrittura, frammentandoli. È necessaria una sintesi. Di qui l’idea di fare un resoconto di scritture, idee, creazioni giorno per giorno. Per non perderle. Per avere la direzione di marcia, nel momento in cui, con l’uscita di In quieta ricerca, una stagione si è davvero chiusa, ed è necessario avviare nuovi percorsi, che spero siano sollecitati anche dalla imminente presentazione del libro. 

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Oggi, dalle sette alle nove, ho fatto un lungo giro in bici: Via dei Mulini, Bagnara, Casale Maccabei, pista ciclabile andata e ritorno. La bici mi apre il pensiero. Ho avuto delle belle intuizioni per una nuova attività creativa che a breve potremo rendere nota. Un altro tassello delle mie “vite anteriori” che va a posto, un altro pezzo di vita che richiede di essere integrato. Ci sono dei momenti in cui pedalo e penso alla mia vita che avverto una sorta di beatitudine. E ne ho paura: ho paura che il corpo inizi a corrompersi, a incepparsi, che la testa diventi pesante, i pensieri nebulosi, come in tanti momenti della mia vita è accaduto. Corpo e spirito sono tutt’uno. Ci ho messo una vita intera a capirlo. Il mio pensiero si fa penetrante e vivo solo quando il mio corpo è in ordine. La bicicletta ora dà il ritmo alle miei riflessioni. 

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Ho postato su FB il frammento di una preghiera di Thomas Merton, un profeta dimenticato, come tanti altri. Durante l’estate, in vista del ritorno, ho allestito nella mia mansarda un piccolo tavolino da preghiera con due Buddha, due crocifissi, un bruciatore d’incenso e una candela… Mi sforzo di pregare la mattina, al risveglio, e la sera. Non ci riesco sempre. Spesso la stanchezza o il senso dell’inutilità della preghiera mi frenano. Accanto ho collocato una piccola scaffalatura (una delle poche sopravvissute alla furia con cui d’estate ho risistemato, finalmente, la biblioteca di San Cumano, lasciando qui solo i libri scolastici e poco altro). Vi trovano posto la Bibbia, una raccolta di preghiere curate da Enzo Bianchi, una buona versione dei Salmi, Le parole di Gesù della Valla, la Filocalia e uno strano libro di preghiere di tutte le tradizioni religiose curato da Giovanni Vannucci. Non sono un uomo di preghiera. So che il momento più intenso di contatto col divino lo sperimento in altre forme. Ma resta doverosa anche questa via, come segno di umiltà e di consegna nelle mani di Qualcuno che ci trascende. 

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Ho dedicato poco tempo oggi alla preparazione delle lezioni, già anticipata ieri. Ho un ingresso dolce nella settimana. Eppure, il ritorno al Giannone mi impegna molto. Nei due anni (belli e sereni) al Rummo non ho sperimentato. Ho lavorato di esperienza, con quanto avevo accumulato negli anni. Ora ho voglia di investire energie, anche perché la tardiva innovazione tecnologica in atto nelle scuole ci mette in condizione, malgrado gli ostacoli di ordine pratico, di fare cose interessanti sia a livello di contenuti che di forme comunicative. Dedicherò molto tempo al lavoro per la scuola quest’anno, anche perché, se Dio vuole, dovrei essere arrivato nella mia destinazione scolastica finale. È bello andare a scuola. Continuo ad amare questo lavoro come i primi giorni, con lo stesso entusiasmo. E ringrazio il cielo di aver potuto realizzare il sogno della mia adolescenza, vissuta proprio tra quei corridoi e quelle aule che ora attraverso come insegnante. 

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Le riflessioni di oggi su FB

«Non sono un grillino, sebbene segua da molti anni il blog di Grillo e ne abbia postato spesso riflessioni da me condivise. In ogni caso, prima del boom, molto prima, ho sostenuto che il Movimento poneva questioni serie, con cui tutta la politica doveva confrontarsi. Non sono grillino perché credo ancora nella discriminante destra/sinistra, ma piace l'ecologismo radicale e l'istanza (posta ma non risolta) di cittadinanza attiva, di politica senza delega (ripeto: istanza posta ma non risolta). Stimo i grillini che conosco nel Sannio. Ho votato, alle amministrative beneventane, una lista (ORA... o meglio, ahimè, ERA!) con alcuni esponenti del Movimento Cinque Stelle dentro... Fatte queste premesse, trovo detestabile la campagna di denigrazione e demolizione che "Repubblica" conduce contro Grillo... di cui la foto della homepage del sito e i relativi titoli sono emblema significativo...» 

Ho postato un articolo apparso sul «manifesto» di oggi, in cui Ferrero invita a creare un cartello delle sinistre (senza il PD) per contrastare le politiche di Monti. Sono sulla stessa lunghezza d’onda, e mi auguro che “Alba”, cui sto dando il mio contributo, si batta per questa prospettiva nei prossimi mesi.

martedì 4 settembre 2012

libero tra i libri



Da alcuni anni, come sanno gli amici, trascorro il periodo estivo nella dimora campestre di San Cumano, luogo dell’anima per me, dove iniziammo a trascorrere le estati dal 1974, in una casa semidiroccata, per poi, restauratala, trasferirci nel 1984. Lì ho vissuto fino al 2001, quando, assecondando i desiderata di mia moglie, sono tornato, con molte difficoltà, a vivere in città. Ora abbiamo trovato un equilibrio reso possibile anche al nostro lavoro di insegnanti, che ci concede il privilegio di una lunga estate libera da impegni. 
In campagna posso, libero da incombenze scolastiche e privo delle distrazioni informatiche, dedicarmi in maniera seria alla lettura. Quest’anno, tra l’altro, dopo dieci anni, sono riuscito a sistemare la mia biblioteca. Il disordine in cui era piombata era specchio, probabilmente, della mia confusione mentale… Che liberazione sapere, finalmente, dove trovare un libro di poesia o di politica. 
Ora vorrei provare a tracciare un bilancio intellettuale di questi mesi di letture. Normalmente cerco di leggere almeno tre libri contemporaneamente: uno di poesia, uno di filosofia, uno di storia. Ad essi affianco talvolta un libro di narrativa. Partirei da qui. Sono finalmente riuscito a realizzare uno di quei desideri procrastinati non so se per pigrizia o per paura di non poterlo più fare in futuro: ho letto Il conte di Montecristo. È stato una lettura rapinosa, da brividi e grida, come quella plutarchiana di Alfieri. È che sin dall’infanzia, dallo sceneggiato della Rai, Montecristo è uno dei possibili archetipi del mio immaginario, insieme a Leonida e a San Francesco (uno psicoanalista, di grazia, potrebbe cogliere in questo stridente accostamento la struttura labirintica della mia psiche…). Conoscevo già la storia a memoria, ma ciò nonostante ho provato emozioni senza pari. Il romanzo è genere ottocentesco. Più leggo più me ne convinco: nella sua forma pura, solo loro (e dico i Dumas, i Dostoevskij, i Tolstoj, i Hugo) ne sapevano scrivere. Ho letto anche un altro romanzo che non mi è dispiaciuto: Altai di Wu Ming, ideale prosecuzione di Q che avevo letto, apprezzato (e presentato al Premio Strega). Alcune scene di brutale crudezza hanno tormentato le mie notti. Infine ho letto Lo strano caso del dottor Jekyll e Mr Hyde. Bellissimo. 
Tra i libri di filosofia, come di prassi, ho scelto un’opera grande di Heidegger, i Contributi, che mi avevano respinto nel 2006. Lettura preziosa per capire la crisi che segue Essere e tempo e si inoltra nella svolta. Anche se condivido la tesi di Franco Volpi, che si tratti cioè di un’opera profondamente incompiuta. Ho forzato poi, di nuovo, il Quaderno I della Weil: anche qui preziose perle e pagine incompiute. Bellissimo, invece, Pervertimento del cristianesimo di Illich, con la tesi dirompente secondo cui tutta la civiltà moderna nasce da un pervertimento dell’etica del samaritano. Ho letto con qualche fatica il primo volume de La Via di Morin, prezioso, come sempre, ma meno brillante dei precedenti. Ho poi riletto, come purificazione e approfondimento, l’Eraclito di Colli, pensatore sempre più decisivo per me. E mi sono avventurato nelle opere giovanili di Nietzsche, in particolare La filosofia all’epoca tragica. Affermazioni sconcertanti ma anche potenza, forza, energia. Ho riletto il libriccino di Arpaia dedicato alla sinistra reazionaria, anche in seguito alla discussione con Desiderio sulla mia identità politica. Ho colto spunti che mi erano sfuggiti alla prima lettura. Ho riletto le prefazioni di Volpi ad Heidegger, raccolte ne La selvaggia chiarezza e il bellissimo Che cos’è la filosofia antica? di Hadot, in vista della ripresa della scuola. Infine, due testi di filosofia politica: Sentieri in utopia di Buber (bellissimo e ricco di aperture nuove per me) e, finalmente, il libro di Bloch dedicato a Müntzer e alle tendenze chiliastiche all’interno della storia comunista. 
Tra filosofia e spiritualità ho analizzato Io e Dio di Mancuso, cui ho scritto poco fa le mie considerazioni. Ne ammiro l’opera di riforma della Chiesa. Penso che sia però poco opportuno fondare questo tentativo coraggioso su una attualizzazione del kantismo. Tra i libri di storia ho scelto Il grande saccheggio di Bevilacqua, denunzia quanto mai condivisibile del fallimento disastroso del capitalismo globalizzato, e Collasso di Diamond, lettura agghiacciante, su cui ho intenzione di ritornare. 
In preparazione dell’incontro poi tenutosi a Vitulano, ho letto tre libri intensi di Franco Arminio: Terracarne, Stato in luogo e Cartoline dai morti. Ma anche su questo vorrei tornare, riordinando i pensieri sulla “paesologia”. 
I poeti che hanno scandito quest’estate sono stati un russo (Mandel’stam), un francese a me caro quanto mai (Char) e un gallese (Dylan Thomas). 
Come sempre, dunque, fedeltà ai miei “auctores” ma anche aperture. Sento che una stagione è giunta a termine. Di qui la volontà di dare “carta” ai miei scritti, con il libro che sta per uscire. Molte di queste letture sono gravide di futuro. La mia in/quieta ricerca continua, dunque. 
In ogni caso sempre più sento che leggere è la forma più alta di spiritualità che mi sia concessa, insieme alla contemplazione del mondo naturale. Aver condiviso questa passione con mia figlia per la prima volta, leggendole i bei romanzi ecologici di Klincus Corteccia, ha amplificato questo senso di pienezza.