lunedì 24 novembre 2008

l'angelo necessario



Il mio amico don Giancarlo, in occasione del ritrovamento dei due angeli sottratti anni fa alla sua chiesa, mi ha chiesto una riflessione sull’angelo nella poesia. Ne è scaturita, come sempre mi accade, un ibrido, in cui ho manifestato il mio disagio rispetto ad una chiesa sempre più sorda al dialogo (in diverse direzioni), la mia concezione della poesia (appresa da Marco Guzzi) come linguaggio privilegiato dello spirito, nel secolo in cui il logos intorno a Dio si è come sclerotizzato, la necessità di meditare l’invisibile, nel tempo idolatrico che ci troviamo a vivere, dove trionfa l’immagine, dove solo il visibile è, l’urgenza di ridare centralità all’ascolto piuttosto che alla vista (l’angelo come annuncio, l’apertura del nostro “Io mariano” all’ascolto della parola). 
Ho letto, poi, la IX elegia di Rilke, in cui viene affermata la superiorità dell’uomo, custode dell’effimero attraverso la parola, che realizza la metamorfosi del visibile nell’invisibile. 
Ho letto una frammento del Corano, bellissimo, in cui Dio afferma la superiorità dell’uomo, che conosce tutti i nomi di Dio e delle cose, sugli angeli. 
Ho evocato Il cielo sopra Berlino, il sapore del sangue, il calore del primo caffè, l’angelo che volle farsi uomo per sperimentare fino in fondo l’amore e la sua fragilità, il suo precario equilibrio sul mondo, senz’ali. 
Ho chiuso con la folgorante affermazione, invito ad essere fedeli alla terra, di Dietrich Bonhoeffer, secondo il quale solo chi vive con tutte e due i piedi sulla terra vivrà con tutti e due nel regno dei cieli.

mercoledì 19 novembre 2008

I want to ride my bicycle


100° posto nella classifica di Legambiente, polveri sottili a livelli elevati, disastro totale del blocco del traffico domenicale sia per mancanza di controlli sia per mancanza di senso civico. Che fare? [...].
Lo scorso anno ho acquistato una bicicletta “a pedalata assistita”, dotata cioè di una batteria che aiuta ad affrontare le salite. Poiché l’obiezione che spesso si fa all’uso della bici a Benevento è che, essendo “una discesa e una salita” (cito un caro amico poeta), la città sarebbe poco adatta a questo tipo di mezzo, questa tecnologia “evoluta” (come la definirebbe Ivan Illich, teorico della società conviviale e autore di Elogio della bicicletta, di recente ristampato da Bollati-Boringhieri) risulta perfetta per chiunque – dai quindici ai sessant’anni – vuole tenere insieme attività fisica, decongestionamento del traffico (e delle strade in genere), riduzione dei gas inquinanti e delle polveri sottili. La bici a pedalata assistita non necessita di targa né di casco, non ha costi particolari di manutenzione. Io la uso per andare a scuola, per fare la spesa al mercato e tutti gli altri servizi in città . È scontato dire che con essa non ci sono problemi di parcheggio. Uso la macchina (mista: benzina/gas) solo se devo spostarmi per molti chilometri al di fuori della città. La scelta della bici (e della macchina a gas), oltre ad avere una ricaduta positiva per la salute e per l’ambiente, ha appesantito le mie tasche di “proletario intellettuale”. Arricchisco un po’ meno i Moratti e i Gheddafi, investo un po’ in più in cibi biologici e prodotti vegan, compro qualche libro in più… A Benevento ci sono almeno tre, quattro rivenditori che hanno modelli diversi: da quelli economici sui 500 euro (che sconsiglio perché hanno spesso problemi nelle parti elettriche) a quelli medio-alti (dagli 800 euro in su). Il Comune potrebbe tentare, in via sperimentale, l’acquisto di un blocco di bici a pedalata assistita e lanciare una sorta di “community bicycle program” [...] o bicycle-sharing, che comunque dovrebbe essere un servizio a pagamento. Faccio presente che, nell’ultimo anno, diversi professionisti (avvocati, commercialisti ecc.) hanno acquistato una bici “ecologica” e la usano per il proprio lavoro. Il punto di fondo, infatti, è quello di trovare soluzioni per la quotidianità, non per lo svago. È paradossale prendere la macchina per andare in bici su una pista ciclabile! Una delle tante cose strane che i nostri posteri, speriamo più saggi, non sapranno spiegarsi. La bici deve essere reintegrata nella vita quotidiana. Senza fondamentalismi, garantendo cioè alle persone anziane o ai disabili ottimi servizi pubblici o l’uso della macchina (e non occupando in maniera incivile i posti loro riservati, pessima pratica beneventana). Bisogna andare verso l’integrazione, la complessità. Non esistono, infatti, soluzioni uniche a problemi complessi. Ma ciascuno potrebbe partire da se stesso. Ovviamente, se qualcuno vuole provare per credere, può chiamarmi o contattarmi via mail e fare un giro sulla mia bici: 


«Puoi dire che sono un sognatore 

ma non sono il solo. 
Spero che ti unirai anche tu un giorno».

(apparso su «Messaggio d'oggi»)

sabato 1 novembre 2008

requiem



Pensiamo che la nostra vita sia popolata da tante persone. In realtà sono poche le vite altrui veramente importanti per noi, e precisamente sono quelle che, non sempre ma per sempre, ricordiamo nelle nostre preghiere serali, anche a distanza di molto tempo da quando esse sono oramai pulvis et umbra.

Pace a mia nonna Rosa,
che mordeva negli ultimi tempi
la mano amorosa che pure la nutriva.
Pace a mio nonno Nicola,
che non serbava per questo rancore,
e che volle morire nel tempo giusto.
Pace a mia nonna Anna, che visse per i figli
fino al disprezzo di sé.
Pace ad Angelina, che seppe servire
senza essere servile.
Pace a Gabriella, che ebbe in dono
l’amore vero e un male mortale.
Pace a Maria Pia, che della vita volata via
non seppe le poche gioie e le molte amarezze.
Pace a Emanuele, mite ma fiero
in un mondo corrotto e violento.
Pace a Stefania, che nelle ultime ore sognava il suo abito bianco.
Pace a mio padre e mia madre,
che si amarono per un giorno
e per una vita intera si fecero male.
Pace a mio padre, che volle sfidare il mondo
intero e ne fu sfigurato.
Pace a mia madre, che sapeva sorridere quando tutto crollava dentro e fuori di lei.
Pace, pace, pace,
Signore, dona alle anime che evoco
nelle pigre preghiere serali, ed oggi
in un’alba sciabordante,
immemore d’ogni errore,
d’ogni errare umano, trascritto nel libro della vita
solo il bene che diedero,
l’amore che furono.

14 agosto 2008